«Se non puoi sedurla, puoi sedarla», bufera sulla maglietta del vicesindaco (che poi chiede scusa)
Lui è Loris Corradi, vicesindaco di un piccolo comune di 2mila abitanti in provincia di Verona, Roverè, che alla festa di paese organizzata in occasione di Santa Viola si è presentato con una maglietta sessista.
Colore rosso e un messaggio che non lascia spazio a interpretazioni: «Se non puoi sedurla… Puoi sedarla». A svelare la seconda parte della frase impressa sul retro della t-shirt di Corradi è stata la presentatrice della serata.
Chi è Loris Corradi
Trentacinque anni, ha trovato ironico presentarsi con una maglietta sessista che, in altre parole, suggerisce di narcotizzare una donna che non cede alle avances del suo corteggiatore.
In una lettera al quotidiano L’Arena di Verona, una lettrice dice: «Mi chiedo cosa pensino le donne veronesi della battuta e del messaggio lanciato da un rappresentante delle istituzioni. A me e alle amiche e amici seduti al mio tavolo non ha fatto per niente ridere».
Le scuse
«Rispetto le donne e le scuse doppie le faccio alla mia compagna e a mia madre da cui ho ricevuto l’insegnamento del rispetto», queste le scuse del vicesindaco pubblicate sulla versione cartacea del quotidiano L’Arena.
Poi prova a ricostruire cosa è accaduto quella sera: «Ho lavorato come volontario alla festa di Santa Viola nel comune di Grezzana e, per motivi logistici, mi sono trasferito a casa dei genitori della mia compagna. Ho preparato una borsa piena di vecchie magliette da buttare senza doverle lavare. Ero ai fornelli intento alla frittura delle patatine quando mi sento chiamare dagli organizzatori della lotteria per testimoniare, come pubblico ufficiale, la regolarità delle estrazioni, in quanto la persona preposta a farlo, a causa di un imprevisto, aveva abbandonato la manifestazione qualche minuto prima, lasciando gli organizzatori impreparati. Mi sono tolto il grembiule e sono salito sul palco senza nemmeno pensare alla maglietta che indossavo e tantomeno a quella scritta».
Scaricato dalla politica
Vicino a Fratelli d’Italia (e non alla Lega, come trapelato inizialmente), è stato scaricato non solo dal Carroccio ma anche dal partito della Meloni: «Il vicesindaco Loris Corradi non rappresenta Fratelli d’Italia a Roverè. Eletto nella lista Lega Nord – Civiche, si era avvicinato al nostro partito tra il 2017 e il 2018, ma si era poi allontanato perché critico su alcune scelte. In ogni caso le parole scritte sulla maglietta da lui indossata sono totalmente incompatibili coi princìpi e valori di Fratelli d’Italia e con la partecipazione al nostro movimento» ha fatto sapere Ciro Maschio, deputato e coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia a Verona.
Le reazioni
Monia Cimichella, assessora in un Comune vicino Roverè, sbotta: «Non credo che le donne ridano, nemmeno le donne della Lega. Non credo».
Anche gli uomini si indignano: «Ma stiamo scherzando? Questo pazzo deve essere arrestato per istigazione alla violenza! Mi viene il voltastomaco…». Per la sezione di Potere al Popolo di Verona si tratta di «un orrore, una maglia ignobile, che manifesta la cultura dello stupro che i politici leghisti sono abituati a usare come elemento per discriminare e costruire un nemico esterno».
L’episodio è stato notato anche dagli avvocati di Gay Lex che hanno presentato un esposto contro il vicesindaco leghista: «Una frase gravissima, che offende non solo le donne ma tutti i cittadini e soprattutto le tante vittime di stupro che certamente non avranno niente da ridere leggendo quella scritta».
A difenderlo solo la sindaca leghista Alessandra Ravelli: «Non se n’è nemmeno reso conto. Condanno la scritta, ma è stata una leggerezza».
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