Accordo M5s-Pd «in salita»: i nomi dei ministri più quotati per il Conte bis
Il vertice tra Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio del pomeriggio e poi quello della notte a palazzo Chigi con il premier uscente hanno aperto più che uno spiraglio, ormai una porta a un Conte bis. Il ritorno del premier dimissionario, paletto del M5S per arrivare a un punto di incontro con i dem, sembra ormai in discesa. Ma risolto il nodo sul futuro, e a questo punto, attuale presidente del Consiglio resta da sbrogliare la matassa in merito alla composizione del governo giallo-rosso.
Non mancano i malumori in casa pentastellata, così come al Nazareno. I vertici del M5S devono ancora passare dalla consultazione sulla piattaforma Rousseau per il futuro patto di governo con il Pd: una votazione imprescindibile per grandissima parte del M5S, ma difficilmente fattibile a margine delle consultazioni con Sergio Mattarella.
Nonostante i passi avanti, i dem diffidano di un’intesa con il M5S che solo due settimane fa aveva chiuso a qualsiasi governo con “il partito di Bibbiano”. Stesso discorso per Zingaretti che si era detto contrario, allo scoppiare della crisi, di un’intesa con il partito guidato da Luigi di Maio. Ma il governatore del Lazio, ormai, sembra in procinto di firmare un accordo, tanto che c’è chi vocifera che Zingaretti sia pronto a dimettersi da segretario e a entrare al governo. Ed è quì che si apre un’altra partita: quella delle nomine.
Di Maio al Viminale?
Dal M5S non sembrano esserci veti a un ruolo del segretario del Pd come vicepremier. Su un punto, invece, il Movimento non cederà: che Di Maio resti nel governo. L’assegnazione dei dicasteri resta uno dei macigni più pesanti sul proseguire dell’intesa. Di Maio sarebbe tentato dal Viminale ma è più probabile che continui ad occupare la sua carica al MISE o Lavoro. Molti ministeri chiave, con Conte premier, potrebbero andare al Pd. Al Viminale non mancano voci insistenti che indicano in pole il capo della polizia, Franco Gabrielli.
Vicepremier democratico
Se Zingaretti restasse fuori la carica di vicepremier potrebbe andare a uno dei big della maggioranza Dem: Andrea Orlando (accreditato anche come sottosegretario alla presidenza), Paola De Micheli (in pole anche per il Mise), Dario Franceschini o addirittura Piero Fassino. Nell’esecutivo potrebbe entrare Lorenzo Guerini (magari con delega ai servizi) mentre tra i renziani resterebbero fuori i big ma potrebbero entrare esponenti come Ettore Rosato, Anna Ascani o Luigi Marattin.
Gli uomini del leader M5s
Di Maio ha bisogno di mantenere al governo uomini fidati con Stefano Patuanelli al posto di Toninelli al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ma sembra che il vicepremier vorrà tenersi stretti Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. Una delle cariche che, quasi sicuramente, rimarrà scoperta è quella occupata al Viminale da Matteo Salvini. In pole per un posto come ministro dell’Interno ci sarebbe il Capo della Polizia Franco Gabrielli.
Sul ministero dell’Economia e delle Finanze e Viminale la partita è aperta tra tecnici ed esponenti Pd. E continuano a circolare rumours sul fatto che Di Maio punti proprio al ministero di Salvini. Solo ipotesi finora, legate al successo di una trattativa che porta con se’ un carico di dubbi.
Lo stesso Di Maio si è chiuso, in questi giorni, in un assordante silenzio, stretto tra i filo-leghisti o i filo-voto (come Di Battista, Paragone, Bugani, lo stesso Casaleggio secondo alcuni) e tra chi, a partire da Beppe Grillo, ha benedetto un accordo con il Pd con Conte bis facendo asse con uno dei tessitori di un governo giallo-rosso con Conte premier: Roberto Fico.
Ma dopo tanti tentennamenti Di Maio ha chiuso il forno leghista: troppo rischioso tornare con Matteo Salvini, ritenuto dal Movimento non più affidabile. E tornare indietro sarebbe, ora, impossibile.
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