Retroscena – Veleno del Pd su Di Maio: «Forza i toni per restare vicepremier e prendere per sé anche il Viminale»
C’è sconcerto e irritazione (la parola che loro usato è un’altra) al Pd per l’ultimatum di Di Maio, che ha avuto come prima conseguenza il rinvio del nuovo meeting a Palazzo Chigi. Non è soltanto la perentorietà dell’aut aut, già di per sé indigeribile – dicono al Nazareno – quanto il tono di pizzini buttati nelle chat di giornali e agenzie allo scopo di condividere un atteggiamento bullesco che è del tutto fuori luogo.
Sì, ma al di là del fatto di sentirsi offesi, come valutano la mossa in sé i dirigenti Pd? Credono che in realtà Di Maio stia giocando una partita per sé, per paura di essere immolato in un accordo in cui da un lato si accetta Conte, e dall’altro contestualmente si confina lo stesso Di Maio al solo ministero del lavoro o simile, senza più o galloni da vicepremier.
E invece il capo politico del M5S vorrebbe conservare la carica, e per di più accaparrarsi – dicono al Pd – la poltrona che tanto ha avvantaggiato il suo ex alleato Salvini: il ministero dell’interno. Ma questo Zingaretti e i suoi non hanno nessuna intenzione di concederglielo. Piuttosto niente governo. E non è detto che Di Maio, concludono al Nazareno, alla fine non cerchi proprio questo. Sicuramente è ciò che evoca il più renziano dei parlamentari dem, Bonifazi, con un tweet eloquente:
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