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Scontro interno nel M5s, Di Battista silura la trattativa col Pd. Ma il fedelissimo di Fico lo gela

27 Agosto 2019 - 15:06 Redazione
Di Battista alza la posta con il Pd. Ma la fronda vicina a Fico: «Chi esplicitamente sta perseguendo la strada del voto o del ritorno con la Lega contro la volontà del gruppo parlamentare e Di Beppe Grillo non può dettare condizioni a nessuno»

Alessandro Di Battista scende di nuovo in campo alzando l’asticella della difficile trattativa tra Movimento 5 Stelle e Pd. Ma subisce il “fuoco amico” grillino, attirandosi le critiche – pubbliche – di quella che può essere letta come la fronda, vicina al presidente della Camera Roberto Fico, favorevole a un accordo con il Pd e alla formazione del governo giallorosso.

«Chi esplicitamente sta perseguendo la strada del voto o del ritorno con la Lega contro la volontà del gruppo parlamentare e Di Beppe Grillo non può dettare condizioni a nessuno», attacca un fedelissimo di Fico, Luigi Gallo, rivolgendosi a Di Battista.

Le richieste di Di Battista

«No ai Benetton, no a Malagò, no ai conflitti di interesse»: queste le condizioni che il grillino Di Battista pone in mattinata sul piatto nell’ambito della trattativa, al momento arenata, tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle per la formazione di una nuova maggioranza di governo in questa crisi di governo di agosto.

«Insisto. Un grande potere contrattuale deve imporre grande coraggio sui temi», scrive Di Battista su Facebook ricordando l’oltre 32% del suo partito alle elezioni politiche e la maggioranza dei seggi in Parlamento frutto delle elezioni del 4 marzo 2018. «Io, da cittadino e da persona che negli anni ha dato anima e corpo al Movimento pretendo:

  1. La revoca delle concessioni autostradali ai Benetton, un gruppo che ha socializzato i costi e privatizzato i profitti e che dopo la tragedia del Ponte Morandi non deve più toccare palla.
  2. Che si porti a compimento la riforma dello sport per togliere potere clientelare dalle mani di Malagò (avvistato due giorni fa “stranamente” all’Olimpico accanto a Veltroni).
  3. Che si realizzi finalmente una legge durissima sui conflitti di interessi e contro l’accentramento di potere, immenso male del nostro Paese. Non era solo un problema riguardante Berlusconi evidentemente.

Per Di Battista è «il “deep State” (lo Stato occulto) il nemico principale degli interessi dei cittadini. A me interessa contrastarlo. Sono le mie idee e le idee devono restare protagoniste. Io», affonda, «non ho sentito nessuno del Pd pronunciarsi su questo in questi giorni».

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M5S diviso

Di Battista viene attaccato sempre via social dal grillino Luigi Gallo, presidente della commissione Cultura, Scienza ed Istruzione della Camera dei Deputati e deputato vicino al presidente della Camera Roberto Fico.

«Chi esplicitamente sta perseguendo la strada del voto o del ritorno con la Lega contro la volontà del gruppo parlamentare e Di Beppe Grillo non può dettare condizioni a nessuno. Un’altra occasione persa per stare in silenzio #Conte2», scrive Gallo.

La Lega

Nella querelle si inserisce anche il leghista Massimiliano Romeo, che replica a Alessandro Di Battista: «Taglio dei parlamentari, revoca delle concessioni autostradali a chi è inadempiente, riforma dello sport (già approvata) e contrasto a lobby e poteri occulti, da Bibbiano ai banchieri corrotti. La Lega c’era, c’è e ci sarà».

«Abbiamo sempre parlato di programmi», dice Romeo in diretta su La7. «Dall’altra parte un teatrino indecoroso, con un Giuseppe Conte che da premier di un governo sovranista diventa invece il più rigorista dei rigoristi. Da avvocato del popolo ad avvocato dei palazzi e delle elite».

In copertina Alessandro Di Battista durante la manifestazione di protesta del M5S davanti Palazzo Montecitorio contro la fiducia posta dal Governo alla Camera sulla legge elettorale Rosatellum, 11 ottobre 2017.ANSA/Massimo Percossi

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