Conte-bis senza vice-premier e Di Maio ridimensionato: su cosa stanno trattando Pd e 5 Stelle
Il governo giallo-rosso è a un passo nonostante lo «sgarbo istituzionale» rilevato dal Pd per la votazione sulla piattaforma Rousseau. La prossima settimana il presidente del Consiglio e la nuova squadra dei ministri chiederanno la fiducia in parlamento. Ed è ancora una volta sui posti chiave che la trattativa tra Pd e 5 Stelle rischia di incrinarsi: l’accordo deve passare per un ridimensionamento della figura di Luigi Di Maio, attuale vice-premier e titolare di due ministeri.
Come chiesto dal Pd, non dovrebbe più essere il vice di Giuseppe Conte: si lavora addirittura all’eliminazione totale dei vice-premier, ipotesi più semplice rispetto alla scelta di due esponenti politici. Le telefonate tra Luigi Di Maio e il segretario Pd Zingaretti su questo tema si sono susseguite per tutta la giornata di ieri. Il capogruppo M5S Patuanelli ha confermato che il capo politico M5S dovrà essere nel nuovo governo, ma senza specificare il ruolo.
L’assenza dei vice-premier piace anche a Giuseppe Conte, da ieri più forte dopo l’endorsement del presidente Usa. Ma tra gli esponenti dei due partiti, a eccezione dei renziani, si continua a respirare grande ottimismo per il raggiungimento dell’intesa.
Salvini ha fornito l’occasione per un rigore a porta vuota. Riusciranno gli amici del @Mov5Stelle e del @pdnetwork nell’impresa incredibile di lisciare la palla? Io resto positivo. Questo è il momento del coraggio, per superare le diffidenze reciproche
— Lorenzo Fioramonti (@lofioramonti) August 27, 2019
E a Conte spetterà la chiusura di questa trattativa prima che i partiti salgano al Colle. Le riunioni di Pd e 5 Stelle riprenderanno questa mattina, dopo la minaccia dei Dem di fare saltare tutto se Di Maio insisterà nel volere mantenere la vice-presidenza del Consiglio. Il ministero della Difesa sembra però piacere molto al capo politico M5S, che impegnato nella trattativa con il Pd non ha partecipato alla riunione dei parlamentari 5 Stelle.
Parlamentari che solo in tarda serata, hanno appreso dell’ipotesi di votare sulla piattaforma Rousseau il futuro progetto di governo. Un quesito che sarà aperto (o sarebbe meglio dire potrebbe essere aperto) solo dopo le consultazioni con Sergio Mattarella e difficilmente potrà essere bocciato dalla base, che non sarà chiamata a esprimersi sull’accordo con il Pd ma sul programma. Il ricorso alla votazione online in questo caso viene bollata dai Dem come uno sgarbo istituzionale.
Si sta parlando del governo dell’Italia. A #Mattarella non si può dire: “ti faremo sapere dopo aver verificato su #Rousseau”.
— Marco Di Maio 🇪🇺🇮🇹 (@marcodimaio) August 27, 2019
Siamo seri, se vogliamo partire e lavorare bene. Se interessa altro, invece, occorre essere espliciti e assumersene la responsabilità.#crisigoverno
Tra gli attuali membri del governo sono piuttosto sicuri di una riconferma Vincenzo Spadafora (che ha ospitato a casa sua anche il primo confronto tra Di Maio e Zingaretti), Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro. Presenti magari in ruoli diversi. Anche Stefano Patuanelli, al primo mandato come parlamentare, sembra piacere ai Dem. Nel Partito Democratico, Andrea Orlando e Dario Franceschini sono i più sicuri di entrare nel nuovo esecutivo. La lista dei ministri sarà chiusa stasera, e poi toccherà a Mattarella.
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