M5s, l’uomo di Casaleggio blinda il voto su Rousseau: «Dalla piattaforma prima e ultima parola»
Dopo il colpo di scena della serata di ieri, che sembrava mettere in serio rischio la nascita del governo giallorosso, con il Movimento 5 Stelle che subordinava il via libera all’esecutivo Conte bis al voto degli iscritti sulla piattaforma Rousseau, il Movimento sembra tirare dritto nonostante la reazione del Pd che ha definito la scelta uno «sgarbo istituzionale» e le voci di disappunto che sono arrivate dal Colle.
Massimo Bugani, socio dell’associazione Rousseau ed esponente di M5S, e noto anche per le sue posizioni non proprio favorevoli all’alleanza con il Pd, intercettato dai cronisti mentre entra a Palazzo Chigi, ha chiarito senza mezze misure a chi gli chiedeva se il voto sulla piattaforma ci sarà: «Certo, la piattaforma è titolare della prima e ultima parola della voce popolare».
A commentare duramente la notizia secondo cui diversi parlamentari avrebbero protestato contro l’idea della consultazione, sentendosi di fatto in qualche modo scavalcati, è Manlio Di Stefano, sottosegretario pentastellato agli Esteri, che su Twitter scrive: «Accetto che chi è abituato alle liste scritte dal capo o a scelte imposte non ne capisca il senso, ma che parlamentari accomodatisi sulle loro poltrone proprio grazie al voto su #Rousseau se ne lamentino adesso è davvero inaccettabile».
Intanto dal PD si fa intendere, attraverso le parole del vice-segretario Andrea Orlando (che viene individuato da molti come il possibile vicepremier del governo Conte bis) che il voto sulla piattaforma Rousseau è accettabile, dal punto di vista della correttezza istituzionale, solo se sia una consultazione interna al Movimento dopo un sì deciso alla nascita del governo. E che ciò che avvenga oggi, durante le consultazioni al Quirinale.
I vertici del Movimento 5 avevano risposto così a Open, in mattinata, a proposito delle proteste dei parlamentari: «Non ha senso questa protesta. Lo statuto del movimento dice che il voto su Rousseau lo indice il Capo politico. Non è mai successo che un voto su Rousseau si stato deciso da un’assemblea dei parlamentari. Tutte le volte sì è trattato di una decisione di Di Maio».
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