Riservato – Il piano di Conte per risolvere la grana dei vicepremier: o nessuno o c’è anche Di Maio
Quindi Giuseppe Conte ha ricevuto il mandato da Mattarella, e ha subito detto, dal podio dello studio alla Vetrata del Quirinale, che intende dar vita a un progetto politico nuovo, di ampio respiro, i cui elementi di discontinuità rispetto al precedente esecutivo sono conclamati, e alcuni passaggi eloquenti (il riferimento diretto alla laicità e alla libertà religiosa, o quello alla fedeltà atlantista e all’integrazione europea).
In campo ufficialmente e più forte, ora Conte deve però risolvere al più presto il rebus della squadra di governo, a cominciare dalla querelle dei vicepremier. Tutti sanno che il Pd, per voce di Zingaretti, ha messo a verbale anche con Mattarella che di vice ce ne deve essere uno solo, e gli spetta, visto che il M5s ha imposto il nome del premier.
Di Maio, nella stessa sede, ha messo sulla bilancia il fatto di aver rifiutato la proposta avanzata in extremis dalla Lega di essere il premier di un nuovo governo gialloverde, per significare che la questione non è di fame personale di poltrone, ma di ruolo politico.
Cosa farà Conte? Dirà a tutti che lui di vice operativi non ha bisogno, e che quindi al limite il governo potrebbe anche nascere senza “numeri due”. O se no, se invece il ruolo di vicepresidente del consiglio dovesse marcare le presenze politiche nell’esecutivo, allora chiederebbe a ciascuna delle due forze maggiori di indicare il proprio.
E non c’è dubbio che uno dei due sarebbe Di Maio. Il Pd protesterebbe con forza, ma difficilmente a quel punto potrebbe far abortire il governo. Anche perché il premier userebbe un’arma di persuasione che considera efficace: rafforzare il vice del Pd rispetto a Di Maio con l’affidamento di un ministero pesante. Come riuscì a fare Salvini (anche se nessuno farà direttamente questo esempio…).
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