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Brexit, cos’è la «prorogation» e perché ora ne parlano tutti

Con la mossa di mercoledì Boris Johnson ha sospeso il parlamento per cinque settimane, lasciando solo due settimane di tempo alle Camere per discutere della Brexit. Perché ha potuto farlo e cosa succederà?

È stato un altro giorno impegnativo nella politica britannica, dopo la decisione, il 28 agosto, del primo ministro Boris Johnson di chiedere la prorogationautorizzata a stretto giro dalla Regina Elisabetta – decretando la sospensione del parlamento britannico a settembre per cinque settimane, fino al 14 ottobre, ovvero a meno di due settimane dalla Brexit, prevista per il 31 ottobre 2019.

La decisione ha suscitato proteste sia nel Paese – una petizione che chiede di annullare la sospensione ha ricevuto più di un milione di firme – sia nella politica. Il giorno successivo, 29 agosto, ha visto la leader dei conservatori scozzesi, Ruth Davidson e il “capogruppo” alla camera dei Lord, Lord Young, rassegnare le proprie dimissioni.

Il leader dell’opposizione, Jeremy Corbyn – che aveva chiesto un incontro d’urgenza con la Regina, per bloccare l’iniziativa di Johnson – ha promesso che avrebbe presentato una mozione di sfiducia nei confronti del Governo per impedire la sospensione della prima settimana di lavoro parlamentare dopo le ferie, a inizio settembre. Momentum, il movimento pro Jeremy Corbyn, ha invocato una nuova stagione di proteste e di blocchi stradali per opporsi a Johnson.

Cos’è la prorogation?

La sospensione del parlamento si chiama prorogation e fa riferimento all’atto di interrompere una sessione parlamentare senza di fatto dissolvere il parlamento. Segna la fine di una stagione parlamentare: è prassi, per i governi nuovamente insediati, chiudere il parlamento, ma è competenza della Regina farlo – su consiglio del Primo ministro – tramite un discorso, scritto dal Governo, alla Camera dei Lord. La riapertura del parlamento è segnata da un nuovo “discorso della Regina” in cui vengono presentate le proposte legislative che il nuovo esecutivo intende realizzare.

Ci sono precedenti?

Nel 2016 il parlamento è stato chiuso per quattro giorni lavorativi, mentre nel 2013 è accaduto per 13 giorni. La sospensione autorizzata ora dalla Regina, invece, prevede la chiusura del parlamento per un totale di 25 giorni lavorativi, pari a cinque settimane. Negli ultimi 40 anni di storia, il parlamento britannico non è mai stato sospeso per più di 3 settimane.

Si tratta di un colpo di stato?

Il Regno Unito non è dotato di una costituzione. Il suo ordinamento giuridico – common law – si basa sui precedenti giurisprudenziali, non su un codice. Non ci sono norme costituzionali dunque che lo impediscono. La Regina avrebbe potuto opporsi – grazie alla prerogativa reale – ma in pratica sarebbe stato inusuale per lei farlo, visto che solitamente il monarca non interferisce nella vita politica del Regno. Per una parte del Paese – e della politica, compreso il portavoce della Camera dei Comuni, John Bercow, che lo ha definito un «oltraggio costituzionale» – si tratta di un atto di prepotenza nei confronti del parlamento.

La Brexit si farà?

Vista l’opposizione di John Bercow, è possibile che il portavoce della Camera agevoli l’iniziativa di Jeremy Corbyn per un voto di sfiducia nei confronti del Governo. Se il Governo dovesse essere battuto, le forze in parlamento avrebbero circa due settimane di tempo per esprimere una nuova maggioranza di governo. Un nuovo Governo potrebbe assumere una posizione diversa sulla Brexit, ma la sospensione del parlamento avrebbe comunque ridotto significativamente il tempo a disposizione dei deputati per provare a indire un secondo referendum.

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