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Governo M5s-Pd, i quattro ministeri sotto stretta osservazione del Colle: chi può arrivare per Interno, Economia, Esteri e Difesa

30 Agosto 2019 - 07:53 Redazione
Un tecnico al Viminale, Gualtieri all'economia e il dem Enzo Amendola agli Esteri. Le ipotesi sul tavolo di Conte, incognita Difesa

Accettato l’incarico affidatogli dal presidente della Repubblica, Giuseppe Conte si trova ora a dover sciogliere diversi nodi: dalla partita sui vicepremier ai nomi per l’assegnazione dei dicasteri.

Sergio Mattarella è stato chiaro, lo vuole garante della nuova maggioranza e Conte si è detto pronto a fare un governo per e non contro. Ma i paletti di Mattarella sono chiari soprattutto in vista dell’assegnazione dei ministeri su cui il presidene della Repubblica detiene l’ultima parola.

Riallacciare i rapporti con l’Europa e confermare l’alleanza atlantica, in materia di esteri. Priorità assoluta per l’emergenza dei conti pubblici e per evitare lo spauracchio dell’aumento dell’Iva. Questi i temi su cui Mattarella non è disposto a negoziare.

Tanti i nomi che si sono rincorsi negli ultimi giorni, ma sono quattro i ministeri che, voci a Palazzo Chigi dicono, interessano di più il presidente della Repubblica: Economia, Viminale, Esteri e Difesa. Ma guai a chiamarlo il governo del Presidente, dal Colle confermano di volere dal premier incaricato un esecutivo politico sorretto dalla maggioranza giallorossa.

Economia

Il toto nomine sul ministero economico è legato indissolubilmente a quello per il Commisario Ue. Come riporta La Stampa, pare che Luigi di Maio abbia detto un “fermi tutti” al pensiero che ai dem possa andare sia l’Economia che la nomina per il ruolo a Bruxelles. Un “alto la” che mette in bilico uno dei prerequisiti che Zingaretti aveva messo come paletto per la formazione di un esecutivo: il sì al M5S in cambio di tre ruoli chiave: Interni, Economia e Commissario Ue.

E se al Pd toccherà il Mef allora, forse, Di Maio potrà rimanere al suo posto al Mise o potrà cederlo a un alleato pentastellato. Per occupare uno dei ministeri più delicati in questa fase di trattative, in vista della manovra di bilancio da 23 miliardi su cui sono puntati gli occhi vigili dell’Europa, i democratici stanno pensando a Roberto Gualtieri, deputato europeo del Pd.

C’è invece il veto del M5S sul ritorno in via XX settembre dell’ex ministro Pier Carlo Padoan, troppo legato per il Movimento ai salvataggi delle banche. Più defilate le chance di Antonio Misiani, impegnato in opere di trattativa per la ricerca di un ministro e Claudio De Vincenti.

Gualtieri resta il più quotato. Da due legislature presidente della commissione Economia e Finanza (Econ) al Parlamento europeo per i democratici, è visto di buon occhio tra i palazzi di Strasburgo e sicuramente non farebbe male, in questa delicata fase di trattative con l’Ue, avere una figura ben vista in Europa. Ma anche Gualtieri non mette d’accordo tutti e i pentastellati, come riporta il Corrierea della Sera, vedono in lui un amico di Mario Draghi, il presidente uscente della banca centrale europea.

Esteri

Il Pd punta anche alla Farnesina. Per la guida degli affari esteri spunta il nome di Marina Sereni, 59 anni, e di Enzo Amendola, già sottosegretario agli Esteri e oggi responsabile degli stessi temi per il partito democratico. Sereni nelle ultime ore viene però data all’istruzione. Mattarella l’ha chiarito subito: serve riallacciare i rapporti con l’Europa e riaffermare il ruolo dell’Italia all’interno della Nato e in funzione dell’alleanza con gli Stati Uniti.

Sono questi i punti chiave che il prossimo ministro degli esteri dovrà avere in agenda. Amendola, già sottosegretario alla Farnesina durante i governi Gentiloni e Renzi, e di diplomatici come Elisabetta Belloni e Pasquale Salzano potrebbe essere il nome più accredito per un posto alla Farnesina.

Interno

Importa al colle e non poco il nome che andrà al Viminale. Trovare il sostituto di Matteo Salvini è cruciale per il capo dello Stato per la delicatezza della posizione e perché venga individuata una figura capace di mettere mano alla macchina ministeriale con un indirizzo politico ben definito, inattaccabile anche da chi quella poltrona l’ha appena dovuta lasciare.

La domanda è solo una per Conte: politico o tecnico? Per il Viminale era circolato il nome di Marco Minniti, l’ex ministro dell’Interno del governo Gentiloni, poi ritirato dal tavolo delle trattative. È entrata invece con forza l’ipotesi che l’opzione migliore sia affidare l’incarico a un tecnico come Alessandro Pansa, capo della polizia e direttore del Dis (Dipartimento per le informazioni e la sicurezza) dal 2016 al 2018. Un incarico che, Conte assicura, gli ha permesso, grazie alla sua permanenza tra i servizi segreti, di avere un quadro ben chiaro e approfondito sul dossier libico, conoscenza irrinunciabile per fare un piano d’azione in merito ai flussi migratori. In pole anche Franco Gabrielli, attuale capo della polizia e Mario Morcone, direttore del Consiglio italiano rifugiati.

Difesa

Sul ministero della Difesa rimane ancora l’incertezza della permanenza o meno di Elisabetta Trenta. Dopo le ultime frazioni con Matteo Salvini in materia di immigrazione, si pensa a un cambio al vertice, un’opzione su cui guarda anche Luigi di Maio.

Il capo del movimento, nel caso in cui non dovesse ottenere la vicepresidenza del consiglio, potrebbe virare sul ministero attualmente guidato da Trenta, aiutato, scrivono sulla Stampa, da Vito Cozzoli, uomo con una lunga esperienza istituzionale e vicino agli Stati Uniti.

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