Di Maio, ultimatum: «O programma M5s o voto». Zingaretti: «Inaccettabile»
Da avvocato degli italiani a garante del governo. Dopo l’esperienza dell’esecutivo gialloverde Conte ha ricevuto un secondo mandato da Mattarella. Il presidente del Consiglio uscente, e rientrante, ha concluso nel primo pomeriggio il secondo giro di consultazioni.
In una giornata di accordi che sembrava essere tutta in discesa, l’intervento post-consultazioni di Luigi Di Maio ha fatto ripiombare l’asse M5s-Pd nel caos.
Le reazioni
L’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando (Pd) è intervenuto su Twitter definendo «incomprensibile la conferenza stampa di Di Maio»: «Ha cambiato idea? Lo dica con chiarezza».
Duro il commento di Nicola Zingaretti: «Patti chiari, amicizia lunga. Stiamo lavorando con serietà per dare un nuovo governo all’Italia, per una svolta europeista, sociale e verde. Ma basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte».
Immediata la replica di Di Maio in una nota: «Qui non è questione di ultimatum, qui il punto è che siamo stanchi di sentir parlare tutti i giorni in ogni trasmissione di poltrone e toto-ministri. L’ho detto e lo ripeto: contano i programmi, le soluzioni, le idee. Il M5S non svende i suoi principi e i suoi valori su ambiente, lavoro, imprese, famiglie. Qui serve concretezza. Poche chiacchiere e basta slogan. Bisogna lavorare per gli italiani e bisogna farlo in fretta. Noi abbiamo 20 punti. E vogliamo che entrino nel programma di governo».
La delegazione del Pd, indicata dal segretario Zingaretti e rappresentata da Andrea Orlando e Dario Franceschini, subito dopo ha partecipato a un incontro richiesto dal presidente incaricato con i rappresentanti del Movimento 5 Stelle e con lo stesso premier Conte. «L’incontro è servito a porre l’esigenza di un chiarimento sulle dichiarazioni di Luigi Di Maio, al termine delle consultazioni, come precondizione per proseguire nel percorso avviato negli scorsi giorni» ha fatto sapere l’ufficio stampa del Pd.
Questo, invece, il messaggio di Carlo Calenda, che ha annunciato di voler lasciare il Pd: «Amici ed ex compagni, vi siete rotti o no degli ultimatum di chi ci chiamava il Partito di Bibbiano?! Quanti schiaffi dovete prendere prima che vi torni la voglia di combattere? Nicola Zingaretti ripensaci. Come si dice a Roma: apriamoli come le cozze».
Movimento 5 Stelle
Luigi Di Maio, al termine dell’ultimo incontro del giro di consultazioni con il premier incaricato Conte (che nel pomeriggio ha incontrato Papa Francesco per un «breve saluto»), ha esordito con una stoccata all’ex alleato di Governo Matteo Salvini: «Siamo stati al governo 14 mesi, poi qualcuno ha deciso di far cadere tutto sprecando un’occasione storica».
Il capo politico del Movimento Cinque Stelle ha poi ribadito con forza che nella creazione del governo M5s – Pd «O si è d’accordo a realizzare i punti del nostro programma o non si va avanti. Non guardiamo a un governo solo per vivacchiare, ma consideriamo alcuni punti del documento imprescindibili».
«Da parte del M5S – ha continuato il leader pentastellato – c’è una netta contrarietà alla patrimoniale. Il carico fiscale è anche disordinato a causa della burocrazia, e questo dovrà essere un governo pro-imprese. L’aumento dell’Iva va bloccato».
In tutta risposta alla richiesta del segretario del Pd Zingaretti di recepire le misure indicate dal Capo dello Stato sul decreto sicurezza bis, Di Maio ha dichiarato: «Riteniamo che non abbia alcun senso parlare di modifiche ai decreti sicurezza. Vanno tenute in considerazioni le osservazioni del capo dello Stato, ma senza modificare la ratio di quei provvedimenti», ribadendo che che il M5s «non rinnega questi 14 mesi di governo».
Il vicepremier pentastellato uscente ha ribadito che «l’immigrazione è un programma serio su cui puntare con determinazione», auspicando in una «revisione di Dublino» e dei modelli e iter di prima accoglienza.
Credits video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev – agenziavista.it
Parallelamente, sul nodo relativo al voto su Rousseau, è intervenuto il capogruppo M5S al Senato Stefano Patuanelli che, ai microfoni di SkyTg24 ha detto: «Non abbiamo ancora deciso quando sarà il voto su Rousseau, vedremo i temi del premier Conte. Il voto ci sarà assolutamente».
«Per poter esprimere un giudizio su qualcosa che sta nascendo – ha continuato Patuanelli – bisogna sapere i contorni entro cui nasce. L’acqua pubblica, ad esempio, è un tema che sarà portato avanti?».
Partito Democratico
«C’è stato un incontro con il presidente Conte che, purtroppo, si è svolto nel giorno in cui l’Istat conferma i dati negativi sull’economia e che confermano necessità di dare una svolta e aprire una nuova stagione politica per il nostro Paese». È con queste parole che ha esordito Nicola Zingaretti, segretario del Partito Democratico, al termine del colloquio con il premier incaricato Giuseppe Conte.
«Questa fase – ha continuato l’esponente dem – si è aperta con segnali positivi dai mercati e noi abbiamo convenuto, avanzato proposte per investimenti in infrastrutture green, industria 4.0, rilancio del tema della scuola e della formazione, formule per la formazione gratuita per i figli dall’asilo nido fino all’università contro i tassi di dispersione scolastica».
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Zingaretti ha poi continuato il resoconto dell’incontro, che fa emergere alcune idee su quelli che potrebbero essere i punti programmatici nell’alleanza di Governo M5s – Pd: «C’è poi il tema della sanità pubblica: bisogna riaprire una discussione sulla qualità e sull’universalità delle cure. Abbiamo posto il tema di riaprire una stagione di vere politiche per la sicurezza urbana».
Il segretario dem ha poi chiosato: «Dobbiamo chiudere il contratto con le forze dell’ordine e investire nei presidi dei quartieri, in cultura, in aggregazione e sport. E abbiano proposto al presidente che si proceda a recepire le indicazioni che vengono dal Capo dello Stato sui decreti sicurezza».
Forza Italia
A Montecitorio si è presentata anche la delegazione di Forza Italia. Presente il leader, Silvio Berlusconi, che al termine delle consultazioni ha chiarito come «le maggioranze, per essere garanzia di efficienza e stabilità, si devono formare prima del voto da forze politiche omogenee e valoriali. Sarebbe stato assolutamente meglio ridare la parola agli italiani».
«Abbiamo manifestato al Presidente il nostro doveroso rispetto istituzionale. Naturalmente abbiamo espresso il nostro dissenso per un’operazione politica che si sta mettendo in atto fragile e del tutto inadatta a risolvere i problemi del Paese», ha dichiarato il leader di Forza Italia.
Sulla futura manovra di bilancio Berlusconi sottolinea che «sarebbe un errore madornale l’aumento dell’Iva perché si ridurrebbe la domanda interna e aumenterebbero le spese delle famiglie».
Lega
«Speravamo di poter avere una discussione con Conte sul futuro per capire se si troveranno i voti. Speriamo che non si trovino e si torni al voto». Lo ha detto Lucia Bergonzoni sottosegretario della Lega al termine della consultazione con il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte.
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«Non siamo riusciti a capire quale sarà l’indirizzo del presidente incaricato. Ha idee completamente diverse dalla Lega su immigrazione, Quota 100 ed autonomie. Ha detto che difenderà i provvedimenti fatti ma si è detto pronto a modifiche, anche se non ci ha detto quali», conclude.
FdI
«A Conte abbiamo ribadito che FdI sarà nettamente alla opposizione di questo governo: un’opposizione che sarà senza sconto alcuno a un governo inaccettabile che si fonda su una alleanza tra partiti che fino a ieri litigavano e che nasce solo per una operazione di potere ed impedire il voto dei cittadini». A dirlo è Luca Ciriani, capogruppo di FdI al Senato al termine dell’incontro con il premier incaricato Giuseppe Conte.
Credits video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev – agenziavista.it
Il programma della giornata
Alle 9.30 si è presentata la delegazione di Fratelli d’Italia, ma senza la leader Giorgia Meloni. Anche la consultazione la Lega prevista alle 10.30, ha avuto luogo senza il leader del partito Matteo Salvini. Alle 11.30 è stato il turno di Forza Italia, alle 13.00 del Pd e alle 14.30 il M5S.
Le questioni irrisolte
Le questione da risolvere sul tavolo di Conte sono molte, una su tutte quella relativa al vicepremier. Le ipotesi sono tre: una con un solo vice del Pd, due vicepresidenti del Consiglio (e in questo caso Luigi Di Maio potrà rimanere al fianco di Conte) e, infine, nessun vice ma un sottosegretario alla vicepresidenza del Consiglio. Su quest’ultimo circola da giorni con forza il nome del dem Dario Franceschini.
Ancora più importante e complicato è il nodo che riguarda le nomine dei ministri dopo la formazione della nuova maggioranza. Quattro i decasteri su cui Mattarella vuole delle garanzie: Esteri, Interni, Economia e Difesa. Quest’ultimo su cui Di Maio ha messo un’opzione nel caso non ottenga la riconferma come vicepremier.
Nella giornata di ieri, durante il primo giro di incontri, Conte ha incassato un sì unanime, sia dal Psi, che da Liberi e Uguali che si sono detti pronto a votare la fiducia, ma aspettano chiarimenti sui punti programmatici. LeU è infatti in corsa per un ministero, forse quello dell’Ambiente, al cui capo si profila Rossella Muroni, ex presidente di Legambiente.
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