Open Arms come il caso Diciotti? Nave dissequestrata: perché ora Salvini teme le indagini
L’indagine è ancora verso ignoti, ma l’ex ministro la anticipa e anticipa i pm. Il caso è quello noto della Open Arms, rimasta in mare senza un porto sicuro per 19 giorni e con 151 persone salvate nel Mediterraneo centrale che sono scese dalla nave alla spicciolata, con una serie di evacuazioni mediche, l’intervento del tribunale dei minori per i ragazzi e le ragazze non ancora diciottenni a bordo, e poi l’esasperazione quasi esplosa che aveva portato alcuni migranti a gettarsi in acqua dalla nave della Ong spagnola rimasta a 800 metri dal porto di Lampedusa. Vedendo terra ma senza poterla toccare.
E infine l’intervento, il 20 agosto, del procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio che, dopo esser stato a bordo della nave accompagnato da due medici, due consulenti della Procura agrigentina e una psicologa, ha descritto la situazione a bordo come «esplosiva», disponendo il sequestro dell’imbarcazione e ordinando l’immediata evacuazione dei migranti a bordo.
Porti chiusi a scafisti e ONG, in arrivo un’altra indagine contro di me per SEQUESTRO DI PERSONA per il caso Open Arms.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) August 29, 2019
Nessun problema, nessun dubbio, nessuna paura. Difendere i confini e la sicurezza dell’Italia per me è stato, è e sarà sempre un orgoglio! 🇮🇹
«I guai giudiziari che potrebbero essere in arrivo li annuncia il diretto interessato, con modalità a lui care. Porti chiusi a scafisti e ONG, in arrivo un’altra indagine contro di me per SEQUESTRO DI PERSONA per il caso Open Arms», twitta in serata il ministro dell’Interno uscente Matteo Salvini.
La nave – da allora a porto Empedocle – è stata dissequestrata ieri (qui il provvedimento di dissequestro della Open Arms) «Il Gip di Agrigento, Stefano Zammuto, ha disposto il dissequestro della nostra imbarcazione, l’Open Arms, ritenendo di aver raccolto gli elementi necessari al proseguimento dell’indagine contro ignoti per abuso di ufficio e sequestro di persona», spiega la ong spagnola in una nota.
Disposto dissequestro della nostra nave. L’inchiesta proseguirà per stabilire chi siano i responsabili del mancato sbarco delle persone sequestrate a bordo per 19 giorni.
— Open Arms IT (@openarms_it) August 29, 2019
Una buona notizia, vogliamo tornare in mare il prima possibile.
C’è bisogno di noi.#siamotuttiopenarms pic.twitter.com/kvtMVtrhNK
«Il sequestro era stato richiesto dal Procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, dopo che le persone a bordo della nostra nave, tutte in condizioni fisiche e psicologiche precarie, erano state costrette ad attendere 19 giorni prima di poter ottenere un porto di sbarco». Per Open Arms la decisione è «di estrema importanza» perché ribadisce, «ancora una volta, la necessità del rispetto delle Convenzioni internazionali e del diritto del mare, nonché la tutela della vita e della dignità delle persone in condizioni di fragilità».
Quel riferimento al caso Diciotti
Alcuni passaggi del provvedimento danno il quadro giuridico di come si stiano muovendo le indagini. «I pubblici ufficiali competenti» sono «in corso di individuazione da parte del pubblico ministero»: da qui il fatto che l’indagine sia, per ora, ancora contro ignoti.
Ignoti che, scrive il giudice per le indagini preliminari nel provvedimento di dissequestro della Open Arms «hanno dato luogo a una condotta omissiva consistita nella mancata assegnazione di un POS (Place of safety, porto sicuro, ndr). Il tutto, scrive ancora Zammuto, «a fronte di una situazione di fatto connotata da eccezionale urgenza di intervento» e con «pericolo imminente per l’incolumità e la salute dei migranti, molti dei quali disperatamente gettatisi in mare» per raggiungere Lampedusa.
Con la nave davanti a Lampedusa, l’assegnazione del porto sicuro spettava all’Italia, anche per effetto dell’entrata della nave in acque italiane dopo che il divieto (voluto e firmato dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini e controfirmato, come previsto dal decreto sicurezza bis, dal ministro per le Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli e dalla ministra della Difesa Elisabetta Trenta) era stato annullato dal Tar del Lazio il 14 agosto scorso.
La procura di Agrigento, che sta lavorando sulle ipotesi di sequestro di persona ma anche di omissione di atti pubblici, si sta concentrando principalmente sulla seconda fase del caso Open Arms: proprio quella dal 14 agosto in poi, quando appunto la nave entra in acque italiane. Su condotte omissive, sulla catena di comando inerente a sicurezza e Interni, ma anche sulla regolarità del provvedimento della Guardia Costiera – che dipende dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli – di divieto di ingresso al porto di Lampedusa.
Immunità perdute?
Il gip individua, almeno dal 14 agosto in poi – quando la nave arriva davanti alle coste di Lampedusa e rimane in rada per altri cinque giorni senza il permesso di entrare in porto – «l’illecita e consapevole privazione della libertà dei migranti soccorsi, costretti a bordo per un apprezzabile lasso di tempo contro la loro volontà».
Evidenti appaiono, per il giudice, analogie con il caso Diciotti per cui il Tribunale dei Ministri di Catania aveva concluso per la sussistenza del reato di sequestro di persona» e aveva chiesto al Senato, il 24 gennaio 2019 l’autorizzazione a procedere contro il senatore e ministro dell’Interno Matteo Salvini.
L’epilogo di quel caso è noto: il 19 febbraio la maggioranza della Giunta per le immunità vota contro l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini. Il 20 marzo il Senato respinge la richiesta di autorizzazione ai sensi dell’art. 96 della Costituzione con 237 voti favorevoli e 61 contrari: il ministro Salvini è salvo.
E ora? Con la nuova maggioranza giallorossa, come si espremerebbero i senatori del Movimento 5 Stelle il cui voto era stato fondamentale per respingere l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’allora alleato?
Il mancato ricorso al Consiglio di Stato
Il 14 agosto scorso il Viminale aveva annunciato la presentazione di un ricorso urgente al Consiglio di Stato contro il provvedimento del Tar che aveva di fatto, con decisione monocratica, permesso alla Open Arms di entrare in acque territoriali italiane.
Quel ricorso, al Consiglio di Stato, mai è arrivato e mai arriverà. Non si sarebbe trattato della procedura corretta, né è appellabile una decisione del giudice monocratico del Tar.
È invece prevista una nuova udienza, il 9 settembre prossimo, presso il Tar: un appuntamento che si limiterà a registrare il fatto che la situazione su cui il tribunale sarebbe stato chiamato ad esprimersi – questa volta collegialmente – è stata superata dai fatti.
Foto copertina: L’arrivo della Open Arms a Porto Empedocle (Agrigento), 21 agosto 2019. ANSA/Pasquale Montana Lampo
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