Caravaggio, lo sgombero è sospeso. La Regione: «Il nuovo governo segni un cambio di sensibilità»
Lo sgombero, alla fine, non si farà. Non per il momento, almeno. «Quando abbiamo sentito la notizia siamo stati contenti, abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Anche perché altrimenti non saremmo qui a parlarne: saremmo per strada». La voce di Anna, abitante storica e portavoce dell’occupazione di viale del Caravaggio 105/107, a Tor Marancia, è finalmente distesa. Sono stati mesi difficili per le centinaia di persone che abitano qui. Mesi passati ad attendere i blindati, e senza idea di dove andare, con negli occhi lo sgombero del 15 luglio di via Cardinal Capranica 37.
La vita riprende nella sua ordinaria quotidianità, dunque, presso l’occupazione di viale del Caravaggio 105/107 a Roma, dopo che dal comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica riunitosi qualche giorno fa alla presenza della sindaca di Roma Virginia Raggi e dell’assessore regionale alle politiche abitative Massimiliano Valeriani è emerso che lo sgombero, atteso addirittura per fine agosto, è sospeso. «Non è più all’ordine del giorno questa frenesia di procedere», spiega Massimiliano Valeriani, assessore alle Politiche abitative della Regione Lazio, primo ad uscire da Palazzo Valentini. «Ovviamente l’interlocuzione con il prossimo governo sarà molto importante».
Qualcosa è cambiato
Già perché qualcosa, nel frattempo, è cambiato, e c’è chi azzarda un’asse Raggi-Zingaretti con un occhio allo scenario nazionale e di governo. «Siamo confidenti che il nuovo scenario produrrà anche un cambio di sensibilità nell’approccio di questo tema, che a Roma ha dimensioni non paragonabili a nessun’altra città italiana», prosegue Valeriani per conto della Regione Lazio.
Quella stessa regione che, si sa, vede come governatore il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti, impegnato in una difficile trattativa per uscire dalla crisi di governo e formare una nuova maggioranza, a livello nazionale, con quegli stessi 5 Stelle un tempo nemici politici e che governano da tre anni l’amministrazione capitolina. Il tutto mentre l’ormai ex ministro degli Interni Matteo Salvini – che aveva giurato lotta alle occupazioni – fa le valigie e lascia il Viminale.
E appunto: i due edifici occupati – già sede della Regione Lazio, proprietà di Angiola Armellini, che possiede oltre mille immobili e nota per aver avuto in passato guai con il Fisco – e abitati da un numero indefinito di persone (non meno di 350) erano in cima alla lista degli sgomberi predisposta dalla Prefettura di Roma e diffusa a metà luglio dal Viminale. 127 famiglie – e qualche altra che non ha voluto farsi censire. «E più di 80 bambini iscritti nelle scuole qui intorno», spiega Luca Fagiano dei Movimenti per l’abitare.
La sindaca Virginia Raggi non risponde alle domande dei cronisti al termine del comitato, ma affida la posizione dell’amministrazione a un comunicato congiunto di Campidoglio e Prefettura.
«Effettuare una ricognizione riguardo il lavoro di monitoraggio degli occupanti presenti presso l’immobile situato a via del Caravaggio per assicurare soluzioni assistenziali a tutte le fragilità registrate dal censimento», si legge nella nota. L’ambito è quello di un «percorso concordato sin dal dicembre 2018 con la Procura della Repubblica di Roma per dare esecuzione alla sentenza del Tribunale di Roma n.21347/2017, con la quale il ministero dell’Interno, a partire dal provvedimento di sequestro preventivo, è stato condannato ad un risarcimento mensile di oltre 260mila euro, e, dal giugno di quest’anno, ha visto pignorare i propri fondi per 23 milioni di euro».
Gli occupanti
«Per il momento è andata bene», spiega Anna a Open. Anche se il futuro è incerto: non sappiamo se lo sgombero è stato solo rimandato e cosa accadrà. Non sappiamo quali siano le intenzioni delle istituzioni. Credo che neanche loro sappiano esattamente dove colloacarsi», sorride.
Il punto è che sarebbe stato uno sgombero senza alternativa, come è accaduto per Primavalle. Una delle strade messe sul piatto della trattativa dalle assessore capitoline, Rosalia Castiglione per le Politiche Abitative e quella alla Persona, Laura Baldassarre, presentata ai Movimenti e agli occupanti di Caravaggio il 2 agosto scorso, è stata quella di un buono casa del valore di 500 euro per le famiglie in condizioni di ‘fragilità’.
«Il buono casa è solo uno spreco di denaro pubblico, che non può risolvere un problema strutturale come quello della casa a Roma», tuona in un’intervista a Fanpage Giuseppe De Marzo di Libera contro le Mafie. «Si tratta di uno slogan e le questioni sociali, soprattutto quelle così profonde, non si possono risolvere né con gli slogan né con la violenza. Dobbiamo parlare di edilizia popolare, di beni confiscati da assegnare, di beni pubblici abbandonati. Di questo dobbiamo parlare, dei 20mila appartamenti volontariamente tenuti sfitti dai rentier per tenere alti i prezzi».
E poi, raccontava ancora Anna a Open qualche giorno fa, «è un discorso che rifiutiamo: noi che abitiamo nelle case occupate siamo tutti soggetti fragili. Altrimenti non saremmo qua», taglia corto Anna.
E ora? «Sappiamo solo che verrà fatto un monitoraggio degli occupanti», dice Anna. «In passato è stato già realizzato un censimento tramite l’Agenzia dei diritti: un lavoro che poi sarebbe dovuto continuare e che si era interrotto. Noi aspettiamo con fiducia che prima o poi, in questa città, si affronti il problema della casa. Se decidono nuovamente di tornare alla carica, sanno che ci troveranno qui a resistere».
In copertina l’occupazione di Viale del Caravaggio 105-107/Angela Gennaro
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