I livelli di metano continuano ad alzarsi. E no, la causa non sono (solo) gli incendi
Il riscaldamento globale è sicuramente imputabile all’aumento dell’anidride carbonica in atmosfera, ragione per cui ci preoccupano gli incendi che avvengono nelle foreste pluviali, impropriamente considerate «polmoni verdi», mentre solo l’Amazzonia assorbe il 25% del carbonio presente nella biosfera.
Anche il diossido di azoto sta aumentando in maniera preoccupante, questo si deve al trasporto stradale, all’attività industriale e alla combustione residenziale. Parliamo sempre di un gas serra fino a venti volte più potente della CO2 che contribuisce a generare i cambiamenti climatici.
Non è tutto. Secondo uno studio svolto da un team di ricercatori della Cornell University, pubblicato il 14 agosto scorso dalla rivista Biogeosciences, anche i livelli di metano sono in aumento, a partire dal 2007, dopo un periodo di “stasi” cominciato negli anni 2000. Prima di questo aumento, si può notare un’altra crescita dei livelli di metano cominciata agli inizi del XX Secolo.
Il ruolo dell’estrazione di “gas da argille”
A questi incrementi potrebbero aver contribuito sicuramente gli incendi di foreste e torbiere. Pensiamo a quelli che avvengono nelle terre attorno al circolo polare artico, in Canada e in Siberia. Non bastano però a spiegare il fenomeno.
I ricercatori della Cornell University puntano il dito contro lo shale gas americano. In italiano viene definito “gas di scisto” o “gas da argille”, tecnicamente si tratta di un «gas naturale non convenzionale», perché solitamente si estrae quello «naturale convenzionale», ovvero metano migrato verso l’alto durante le ere geologiche, proveniente dalle rocce di scisto.
Solo in questo secolo siamo stati in grado di andare più in profondità, estraendo anche lo shale gas tramite nuove tecniche di perforazione direzionale e fratturazione idraulica, con costi contenuti rispetto al passato, provocando un aumento sostanziale, come riportano i ricercatori:
«Negli ultimi anni, la produzione globale di gas di scisto è esplosa di 14 volte, passando da 31 miliardi di metri cubi all’anno nel 2005 a 435 miliardi di metri cubi all’anno nel 2015, con l’89% di questa produzione negli Stati Uniti e il 10% nel Canada occidentale.
Il gas di scisto ha rappresentato il 63% dell’aumento totale della produzione di gas naturale a livello globale in questo periodo».
Ridurre le emissioni? Sì, ma come?
Secondo i ricercatori le emissioni di metano vanno ben oltre quelle provenienti da altri fattori, compresi quelli già citati, ovvero le «fonti biogeniche». Questo almeno dal 2007. Gas e olio di scisto hanno quindi provocato il 50% dell’aumento di emissioni registrato.
Buona parte di queste deriverebbero dagli sfiati creatisi durante le fratturazioni idrauliche eseguite per l’estrazione del metano, così come per le attività di manutenzione ordinaria presso i giacimenti. Conoscere questi dati potrebbe essere una grossa opportunità nello studiare come ridurre le emissioni. Al momento però non è ben chiaro il modo.
Foto di copertina: US Energy Information Administration/Giacimenti di shale gas nel Mondo.
Per approfondire:
- NOAA – Global CH4 Monthly Means
- Methan levels – Global Ch4 levels
- Cornell University – Study: Fracking prompts global spike in atmospheric methane
Sullo stesso tema:
- Greta Thunberg: «Amazzonia in fiamme? Basta, non possiamo stare fermi. Insieme tutto è possibile»
- L’Africa è in fiamme, più dell’Amazzonia: 10.000 incendi tra Angola e Congo
- Amazzonia: «La vera minaccia è l’emissione di anidride carbonica. 4 bombe atomiche di Hiroshima al secondo» – L’intervista
- Uragano Dorian travolge le Bahamas, in Sud Carolina evacuato 1 milione di persone: in 24 ore arriverà in Florida
- Italia Paese di ricercatori, ma la maggior parte dei progetti saranno all’estero, anche quest’anno – Le interviste