Lega, Maroni contro Salvini: «Ha fatto una mossa azzardata»
Debole sì, ma «destinato a durare». È così che l’ex ministro leghista Roberto Maroni vede il governo giallorosso che (forse) verrà. Il già segretario federale della Lega Nord – dal 1 luglio 2012 al 15 dicembre 2013 – parla anche del leader del suo partito, Matteo Salvini. Salvini «non ne aveva sbagliata una», dice Roberto Maroni in un’intervista oggi su La Stampa. «Aprendo la crisi ha fatto una mossa che reputava giusta, certo un po’ azzardata visto che non decide lui se sciogliere le Camere. Ma evidentemente aveva avuto garanzie, voci dicono che avesse sentito Zingaretti e forse anche Renzi e volessero andare al voto: il suo errore è stato fidarsi». Sul fatto che, secondo Berlusconi, Salvini sia responsabile di aver consegnato il Paese alla sinistra, Maroni commenta: «Certo non era sua intenzione… ma potrebbe essere questa la conseguenza della sua mossa». Alla domanda su come avrebbe gestito lui la crisi, risponde: «Avrei scelto un’altra strada. Dopo le Europee e il voto sulla Tav avrei chiesto un Conte bis con la stessa maggioranza ma con la Lega alle Infrastrutture, e magari, anche al ministero dell’Economia, nominando Tria commissario europeo».
Maroni spiega quindi di non credere all’ipotesi del «complotto» europeo: «No – afferma -. Penso però che questo eventuale governo e l’Europa potranno essere alleati in un’intesa win-win: l’Europa ridimensiona il sovranismo, e l’Italia ha flessibilità nei conti e revisione del trattato di Dublino». Salvini ha fatto bene a tentare di tornare col M5s? «Il messaggio forte che aveva mandato quando ha rotto era “basta con il partito del No”, posizione largamente condivisa tra i leghisti. Per questo è stata una sorpresa non favorevole il tentativo di tornare indietro. Immagino che abbia pensato “mi hanno fregato, cerchiamo di riparare il danno”. Ma non è stata la mossa giusta dal punto di vista politico, e ha creato sconcerto tra i suoi sostenitori». «Al Papeete – aggiunge infine – non sono mai andato, sono un timido. Ma un ministro si giudica da quello che fa».
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