Poliziotto ferito al Cpr di Torino: «Non parlatemi di accoglienza»
«Per un po’ non voglio sentire parlare di comprensione, integrazione e accoglienza». Lo scrive su Facebook il poliziotto rimasto ferito durante lo scontro che sarebbe avvenuto nella notte del 31 agosto nel Centro di Permanenza e Rimpatrio di Torino, che definisce una guerriglia.
Da quello che lui stesso racconta, dopo gli scontri avrebbe ricevuto una prognosi di 30 giorni per una frattura scomposta.
«Trenta giorni di prognosi una bella frattura scomposta di due falangi con prospettazione di intervento chirurgico, due monconi malamente appesi che improvvisamente vanno in direzione opposta a quella che il tuo cervello vorrebbe fare… e mentre i ‘signori’ della politica fanno il gioco delle poltrone, facendo a gara a chi di loro si rivela essere il più capriccioso, in questi Centri di Permanenza e Rimpatrio ad ogni turno si sfiora la tragedia e prima o poi – credetemi – qualcuno si farà male sul serio».
L’autore, marocchino con precedenti per resistenza e violenza avrebbe chiesto un antinfiammatorio e poi avrebbe aggredito quattro poliziotti. Lo scontro è avvenuto presso il Cpr di Torino, definito da molti «una polveriera», dove il 14 luglio un uomo di origine bengalese, Faisal Hossai, è deceduto in condizioni misteriose.
Il ministero dell’Interno
Non tarda la reazione di Salvini: «Solidarietà al poliziotto e a tutte le Forze dell’Ordine. Sono orgoglioso di aver inasprito le pene per chi attacca le donne e gli uomini in divisa e per aver fermato l’immigrazione clandestina. Se il Pd vuole riportarci indietro e ha nostalgia del business dell’invasione, lo dica chiaramente agli italiani!»
Il commento del poliziotto ferito, però, ha suscitato l’attenzione anche del Dipartimento di pubblica sicurezza. Perché in nessun caso un poliziotto, in quanto pubblico ufficiale, può esternare il suo pensiero sui social network, neppure se sotto shock come in questa circostanza.
Proprio per questo motivo dalla Polizia di Stato filtra la notizia che nelle prossime ore sarà aperto un fascicolo per verificare se il post dell’agente, sebbene al momento pubblicato solo in privato (ma condiviso da diversi lettori) sia passibile di una sanzione disciplinare.
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