Verifichiamo le «10 fake news» pubblicate dal M5s sul voto su Rousseau
«La verità sul voto su Rousseau. Le 10 fake news a cui non credere», così si intitola il comunicato del Movimento 5 Stelle pubblicato il 31 agosto 2019 su Il Blog delle Stelle. Proviamo a vederle assieme.
La piattaforma e la Casaleggio Associati Srl
«La piattaforma Rousseau è gestita da un’azienda privata, la Casaleggio Associati Srl. FAKE NEWS», titola il primo dei 10 punti pubblicati nel comunicato. Di fatto la piattaforma non è gestita dalla Casaleggio Associati, ma dall’Associazione Rousseau, e non è la prima volta che si associano le due cose. Che l’Associazione Rousseau sia nata da un’idea dei soci della Casaleggio Associati non è una novità, così come non è una novità che l’attuale Presidente della società milanese Davide Casaleggio sia anche il Presidente dell’Associazione come riportato nell’area «Trasparenza» della piattaforma:
Davide Casaleggio – Presidente Associazione Rousseau
Nato a Milano, è presidente di Casaleggio Associati. […] Dal 2016 è presidente dell’Associazione Rousseau, il cui compito è di promuovere lo sviluppo della democrazia digitale.
Dal sito della Casaleggio Associati troviamo facilmente l’area in cui Davide è presente con il ruolo di Presidente:
In data 13 maggio 2019, secondo il verbale dell’assemblea degli associati, Davide Casaleggio riportava i ruoli di Amministratore unico, Presidente e Tesoriere.
Legalmente l’Associazione Rousseau e la Casaleggio Associati Srl sono due soggetti differenti, mentre il legame tra le due rimane il loro Presidente – lo stesso – e la vecchia sede. Attualmente l’Associazione Rousseau opera in via Morone 6 a Milano, uffici dove risiedeva in precedenza la Casaleggio Associati che da un po’ di tempo si è trasferita in via Visconti di Modrone 30, sempre a Milano.
I soci sono quelli elencati dal comunicato: Massimo Bugani (socio e responsabile organizzazione eventi), Enrica Sabatini (socio e responsabile ricerca e sviluppo), Pietro Dettori (socio e responsabile editoriale). Da Statuto gli associati sono inizialmente i Fondatori, ma possono partecipare altre persone fisiche o giuridiche la cui ammissione è deliberata dall’Organo amministrativo della stessa.
Non ci sono prove che la Casaleggio Associati tragga guadagno diretto dall’Associazione Rousseau, dunque non si può sostenere che la suddetta società percepisca compensi o denaro dalle casse dell’associazione.
L’attuale piattaforma e il Garante
«Il voto per il Progetto di Governo non è sicuro. La piattaforma su cui si voterà è stata multata dal Garante della privacy . FAKE NEWS», titola il secondo punto. Di fatto, come già riportato da Open, il Garante aveva avviato in data 12 e 13 novembre 2018 un accertamento ispettivo di natura prettamente tecnica avente lo scopo di verificare in concreto la robustezza dei sistemi di sicurezza adottati, attività che poi ha portato al «Provvedimento su data breach – 4 aprile 2019 [9101974]» dove la stessa Associazione Rousseau è stata multata per 50 mila euro e rivelando i timori dei critici.
Da allora non si hanno verifiche da parte di un ente terzo che la piattaforma di voto sia stata corretta a seguito delle criticità riscontrate dal Garante. In tal caso non è possibile sostenere che l’attuale situazione sia la stessa rilevata dal Garante e la stessa, dunque, degli attacchi subiti dal blackhat R0gue_0.
Voto multiplo?
«Errori e bug potrebbero consentire ad un utente di votare più volte per il Progetto di Governo. E’ possibile ricondurre il voto alla persona che l’ha espresso. FAKE NEWS» è il terzo punto. Per quanto riguarda i bug e gli errori ci rimettiamo al punto precedente, siccome non è al momento dimostrabile che ce ne siano dei nuovi e dunque delle nuove intrusioni da parte di blackhat.
Casi di voto multiplo erano stati riscontrati in passato dove Rogue_0 si era introdotto usando gli account di altri iscritti a loro insaputa. Tra questi Davide Gatto, un attivista di lunga data che all’epoca risultava amico su Facebook di Luigi Di Maio. Questi episodi sono al momento riconducibili al periodo precedente alle analisi tecniche effettuate dal Garante, ma veniamo alla questione legata alle iscrizioni alla piattaforma riportata nel punto 9 «Non si possono affidare le decisioni ad un voto su Rousseau perché è piena di profili fake e non si conosce neanche il numero di iscritti. FAKE NEWS»:
Per poter votare è necessario essere iscritti certificati. La certificazione viene rilasciata solo se l’iscritto è identificato da un documento ufficiale (dalla carta d’identità alla patente, al passaporto), da un indirizzo e- mail e da un numero di telefono che vengono verificati. La certificazione di un iscritto avviene in 3/5 giorni lavorativi a seguito di ulteriori controlli sulla validità delle informazioni fornite.
Proprio durante le Europarlamentarie del Movimento 5 Stelle, avvenute dopo le verifiche del Garante, una donna aveva segnalato di essersi trovata iscritta a sua insaputa e il suo voto sarebbe stato dato a uno dei candidati. A seguito della segnalazione lo stesso Davide Casaleggio avrebbe denunciato in Procura la creazione di «profili clone» creati ad hoc senza il consenso di persone reali per effettuare voti a loro insaputa.
Visto che si parla di voti multipli o di voti in qualche modo fasulli, trattiamo subito il punto 8 dove leggiamo «Migliaia di persone di altri partiti si stanno iscrivendo in questi giorni e potranno falsare il voto su Rousseau. FAKE NEWS». Per poter votare bisogna essere iscritti da più di sei mesi, ma da nessuna parte c’è la certificazione che qualcuno provenga da un altro partito e che voti per dare fastidio al risultato delle consultazioni. Non è possibile, se non per eventuale iniziativa della stessa Associazione Rousseu, verificare quanti siano gli iscritti occasionali o che hanno effettuato l’accesso al solo scopo di votare contro le tendenze del partito.
Tuttavia, guardando i numeri diffusi, al momento gli iscritti dichiarati sono 115.372 e durante il voto per la conferma di Luigi Di Maio – avvenuta a maggio di quest’anno – avevano espresso la loro preferenza 56.127 iscritti. L’80% di questi aveva votato a favore dell’attuale capo politico del Movimento e non sono stati rivelate iscrizioni di massa negli ultimi 6 mesi da parte dell’Associazione stessa tali da sconvolgere quel risultato.
La piattaforma e la gestione del traffico
«La piattaforma Rousseau è impreparata a gestire un elevato traffico per il voto sul Progetto di Governo. FAKE NEWS», riporta il punto 4. Secondo il Movimento 5 Stelle c’è stato un miglioramento dell’infrastruttura ed un’allocazione ad hoc di risorse hardware che secondo loro avrebbero dimostrato buone performance negli ultimi 5 mesi. In quel periodo si era tenuto anche il voto per Luigi Di Maio e loro stesso sostengono che ci sono stati degli attacchi DDos «sventati» e che ci sarebbero stato un lieve rallentamento durato meno di 30 minuti. Dovremmo attendere il prossimo voto per verificare se ciò che hanno dichiarato risulta certo.
Il voto è manipolabile?
«Il voto degli iscritti sul Progetto di Governo può essere facilmente manipolato. FAKE NEWS», riporta il punto 5. Nel comunicato si parla di modifiche al codice tracciate e che il database con i risultati dei voti non è accessibile direttamente da parte degli amministratori. Leggendo ciò sembra che abbiano operato al fine di risolvere le criticità riportate nel «Provvedimento su data breach – 4 aprile 2019 [9101974]» de Garante.
L’ente terzo che certifica il voto?
Passiamo alla nota dolente. Il punto 6 riporta: «Non esiste nessun ente terzo che certifichi né il numero dei votanti, né i risultati finali di ogni votazione. FAKE NEWS». Le votazioni, secondo quanto dichiarato dallo stesso Movimento 5 Stelle, sono certificate da un notaio che ha accesso in tempo reale al monitoraggio del sistema di voto permettendogli di verificare e certificare eventuali anomalie. Chi è questo notaio?
Il notaio che certifica i voti della piattaforma Rousseau è Valerio Tacchini, noto per aver prestato le sue competenze presso trasmissioni televisive come l’Isola dei Famosi. Ecco cosa ha dichiarato lo stesso Tacchini in un’intervista al Corriere della Sera del 31 agosto 2019:
Tacchini: «No no, ci sono stati investimenti economici spaventosi. Tanta tecnologia. Io certifico, ci metto la faccia. Ma poi è Davide che si assume la responsabilità civile e penale. Non ci sono state anomalie».
Corriere: «Insomma: intasamenti, attacchi informatici…»
Tacchini: «Guardi, è tutto controllato secondo per secondo. Ma io sono un tecnico. Certifico solo il voto. È un po’ come il televoto di Ballando sotto le stelle e XFactor».
Non risulta un esperto di sicurezza informatica, ma ci troviamo di fronte a una persona che «certifica solo il voto». Ecco il suo CV pubblicato nel sito del ministero dei Beni Culturali di cui era diventato nel 2018 consulente del ministro M5s Bonisoli:
Tacchini aveva già certificato dei voti in passato, infatti è lui lo stesso notaio che aveva consegnato il risultato delle Primarie del Movimento 5 Stelle durante il quale venne scelto Luigi Di Maio capo politico del partito. Le analisi tecniche del Garante erano state fatte successivamente a quella consultazione riscontrando la possibilità che il voto potesse essere manipolabile.
Lo stesso Tacchini era stato candidato al Senato nelle liste del Movimento 5 Stelle. Nella sua pagina Facebook (@valeriotacchiniM5S) riporta tutto, nella massima trasparenza.
In merito al punto 6 «Non esiste nessun ente terzo che certifichi né il numero dei votanti, né i risultati finali di ogni votazione. FAKE NEWS» è contestabile il fatto che ritengano – di conseguenza – che esista un ente terzo accertato che lo stesso è un attivista che fa parte integrante da anni del Movimento 5 Stelle. Al momento le uniche due volte che il voto del partito fondato da Beppe Grillo era stato certificato da un ente terzo, la Dnv Business Assurance, sono state le Quirinarie del 2013 e il voto per il «Non Statuto» del 2016.
Rousseau e i 1,6 milioni di soldi pubblici
«La piattaforma Rousseau riceve 1,6 milioni di euro di soldi pubblici. FAKE NEWS», riporta il punto 7. Nel comunicato leggiamo che la piattaforma è sostenuta da donazioni di iscritti e dai portavoce – i parlamentari – per un totale nel 2018 di 1.254.031 euro.
Quando si parla dei 1,6 milioni di soldi pubblici si fa riferimento ai 300 euro mensili che i parlamentari del Movimento sono tenuti a versare all’Associazione Rousseau a seguito del loro stipendio («li paghiamo noi, sono nostri dipendenti pubblici»). Pagella Politica, tramite Agi, in un articolo del 28 marzo 2018 aveva verificato quanti soldi sarebbero arrivati alla piattaforma dai parlamentari eletti quell’anno: 101.400 euro al mese e 1 milione 216 mila e 800 euro in 12 mesi. Cifre che lo stesso Movimento non ha contestato a Pagella Politica e ad Agi: «Le cifre sono corrette».
Tenendo conto di questa conferma ufficiale non bisogna fare altro che conteggiare le mensilità depositate fino ad agosto 2019 e moltiplicarle per 101.400 euro: se consideriamo che le prime sedute di Camera e Senato di questa legislatura sono avvenute a fine marzo 2018 raggiungiamo una cifra vicina ai 1,6 milioni di euro di «soldi pubblici».
Come mai risultano più dei soldi dichiarati nel comunicato del Movimento? Perché considerano, e lo dicono apertamente, le cifre relative all’anno 2018.
Il presunto hackeraggio del 29 agosto 2019
«Il 29 agosto 2019 la nuova piattaforma Rousseau è stata hackerata. FAKE NEWS», riporta il decimo e l’ultimo punto del comunicato. Ne abbiamo parlato qui.
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