Rousseau, il voto degli attivisti M5s sul futuro del governo con il Pd: come si sono schierati i big grillini
«Il mondo intero attende il nostro voto e noi non rinunciamo alla partecipazione diretta». Così Luigi Di Maio, alla vigilia della votazione su Rousseau, incoraggiava gli iscritti del Movimento 5 Stelle a diventare parte attiva nella formazione del nuovo esecutivo. Oggi 3 settembre, gli attivisti sono chiamati a rispondere sulla piattaforma online alla domanda: «Sei d’accordo che il Movimento 5 Stelle faccia partire un governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?». «Il Movimento è partecipazione», ha ripetuto Di Maio, mentre annunciava di mollare la presa sulla questione dei vicepremier. Un’apertura che però non sancisce una posizione netta del capo politico pentastellato, che sceglie piuttosto di non esporsi. Scelta condivisa anche da altri “big” del Movimento – su tutti Alessandro Di Battista, in teoria promotore del “no”, e che anche da esterno continua a influenzare non poco gli elettori 5stelle. Altri invece, come Beppe Grillo, si sono schierati per il sì. A influenzare positivamente le votazioni potrebbe essere anche il nome di Conte nel quesito, che nelle ultime settimane ha visto schizzare l’indice di apprezzamento tra gli elettori dei 5stelle.
Cosi, quello che avrebbe dovuto essere derubricato a sondaggio sul programma, sarà invece un vero e proprio referendum sul Conte 2 – tanto che alcuni costituzionalisti hanno messo in mora la tempistica e le modalità di questa consultazione web. E allora, chiamati a raccolta gli iscritti, dalle 9 alle 18 si muoveranno le ultime pedine per sciogliere la riserva di Conte. Che sia in positivo o in negativo, molto dipenderà dall’esito della votazione e da come il Movimento deciderà di reagire davanti al risultato. Proprio la sera prima del voto, Conte si era rivolto in una diretta Facebook agli iscritti del Movimento, spronandoli a «non tenere in un cassetto» le loro «idee e i loro sogni». «Questo è il momento di tirarli fuori, oggi più che mai ne abbiamo bisogno per disegnare e realizzare il Paese che vogliamo».
L’annuncio del voto sul Blog delle Stelle
La sera del 27 agosto, dodici ore prima che il presidente della Repubblica conferisse a Giuseppe Conte l’incarico di formare il nuovo esecutivo, Luigi Di Maio annunciava la decisione del Movimento di rimettere le sorti del governo nascente nelle mani degli attivisti 5 stelle. «Prima che (la proposta di progetto di governo, ndr) venga sottoposta al Presidente della Repubblica», scriveva su Facebook citando un testo sul Blog delle Stelle, «sarà votata online su Rousseau dagli iscritti del Movimento 5 Stelle».
Il giorno successivo, alle 10 di mattina del 28 agosto, Sergio Mattarella affidava il mandato a Conte, il quale accettava con riserva e avviava immediatamente il giro delle consultazioni parlamentari. Consultazioni che, per quanto definite «positive», secondo la linea dettata dal Movimento non bastano a sciogliere la riserva. «Se dovesse prevalere il no, il presidente del Consiglio dovrà scioglierla in modo negativo», ha detto il capogruppo del M5s al Senato Stefano Patuanelli, alla vigilia della votazione. Intanto, tra gli eletti, altri hanno già espresso le proprie posizioni in merito all’eventuale inedita formazione.
Chi vota per il sì
A differenza della riservatezza di Di Maio, Grillo si è espresso a gran voce per il sì al Conte bis. Una postura così diversa che somiglia quasi a una spaccatura interna: l’uno più cauto e pragmatico, con le liste di 10 o 20 punti imprescindibili per un programma condiviso; l’altro con una visione più “elevata” e pronto ad «abbracciare il cambiamento» senza troppe burocrazie. A dichiarasi per il sì c’è stato anche il capogruppo alla Camera Francesco D’Uva: «Un presidente che ha saputo dare il suo prezioso contributo in questi 14 mesi e sono certo che continuerà a darlo anche in futuro. Domani voterò sì». Pareri positivi arrivano poi da Mario Giarrusso, Primo Di Nicola e Elio Lannutti. Alla vigilia del voto ha detto sì al Conte bis anche Gianluca Vacca, sottosegretario dimissionario al Mibac, perché «in questo momento non possiamo permetterci una fase di assoluta incertezza». Un tiepido sì arriva da Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Affari Esteri. «Non sono affatto sereno in nessuno scenario possibile, perché ho conosciuto il Pd di Governo e so cosa possa significare. Ma so anche che un futuro governo, senza il M5S, farà al 100% tutte quelle politiche che noi, invece, contrastiamo da anni», ha scritto in un post su Facebook. «A voi quindi la scelta, la mia è di votare sì».
Chi vota per il no
Gianluigi Paragone guida la linea più dura alla formazione. «C’è chi dice no», ha detto in un video lanciato su Facebook il 2 settembre, citando una canzone di Vasco Rossi (che ha poi preso le distanze). «Io non ci sto a questo partito ipocrita che è il Pd e io su Rousseau voterò no». Secondo AdnKronos, tra i “dissidenti” si starebbe formando un nuovo fronte denominato “Liberi Cittadini”, incoraggiato da una quotidiana attività di scouting da parte degli ex alleati leghisti. A rivelare la strategia del Carroccio all’agenzia è Andrea Crippa, vicesegretario del partito: «Già sono nove i senatori del M5S pronti a traslocare in Lega, intenzionati a dire no al voto di fiducia a Conte». Piuttosto criptica la posizione di Davide Casaleggio, che non si è mai espresso né a favore, né contro un eventuale governo con il Partito Democratico.
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