Voto Rousseau, che cosa succede se gli iscritti M5S bocciano l’accordo di governo con il Pd: gli scenari
Oggi, 3 settembre, è il giorno della votazione sulla piattaforma Rousseau, decisiva per la nascita del governo M5S-Pd. «Sei d’accordo che il MoVimento 5 Stelle faccia partire un governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?» è il quesito a cui dovranno rispondere gli iscritti da almeno sei mesi sulla piattaforma. Due le opzioni tra cui potranno scegliere i votanti, in ordine di disposizione: «Sì» o «No».
Dopo giorni di duro contrasto tra il Garante del Movimento Beppe Grillo e il capo politico Luigi Di Maio, quest’ultimo ha invitato tutti gli iscritti a partecipare «con entusiasmo» alla votazione, comunicando però anche un decisivo passo indietro su un suo ruolo da vicepremier del nuovo governo, dopo la rinuncia del dem Dario Franceschini.
La telefonata di Grillo a Di Maio
Il passo indietro sarebbe frutto di una telefonata tra il fondatore del M5s e il capo politico, secondo quanto riportato da diversi quotidiani, tra cui la Repubblica.
Grillo vedendo che il messaggio in cui ha espresso la propria fiducia a Conte, e spronato Pd e pentastellati «a cogliere l’entusiasmo dato dalla possibilità storica di progettare il futuro», non è stato affatto recepito né da Di Maio né da Casaleggio, sarebbe andato su tutte le furie, chiedendo a Di Maio cosa avesse realmente intenzione di fare.
Inizialmente, infatti, il quesito su Rousseau presentava la risposta del «No» davanti a quella del «Sì», come a suggerire ai votanti di votare contro l’alleanza di governo con i dem. E a Grillo, questo, non è andato affatto giù.
E se Di Maio si è sentito sconfessato per giorni dal fondatore del MoVimento e prevaricato nella leadership del MoVimento, attraverso la mediazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora, avrebbe deciso solo all’ultimo di accettare di fare il passo indietro sul ruolo da vicepremier.
Tuttavia, in una nota ufficiale, il M5s rende noto che non c’è stata alcuna telefonata tra Grillo e Di Maio e che quest’ultimo non ha richiesto di ricoprire l’incarico di ministro dell’Interno al Viminale, al posto dell’uscente ex alleato Matteo Salvini.
L’incontro con Di Battista
Un Di Maio parzialmente isolato all’interno del MoVimento, in contrasto sia col fondatore sia con molti parlamentari pentastellati che da subito hanno sostenuto il Conte Bis, e che ha trovato sponda, tra i big, solo in Alessandro Di Battista.
Il capo politico Cinque Stelle, in un incontro pomeridiano, avrebbe tentato di portare nell’esecutivo nascente il pasionario 5 Stelle offrendogli il ministero degli Affari europei. Un’offerta forse tardiva e impraticabile, data la contrarietà all’accordo di Di Battista, ma che anche qualora dovesse non materializzarsi, potrebbe gettare le basi per accordi interni di vario genere in futuro.
Cosa succede se vince il «No»?
Ma se nelle ultime ore la strada verso la formazione del governo M5S-Pd sembra ormai essere spianata, resta ancora l’incognita del voto su Rousseau. Un aut aut apparentemente ferreo che, in caso di vittoria del «No», potrebbe aprire scenari inediti nella costellazione grillina, nel rispetto dello Statuto del MoVimento Cinque Stelle.
Di fatto, l’articolo 4 relativo alle norme sulla “Democrazia Diretta e Partecipata” che regolano il Movimento, nel comma D presenta una specifica di non poco conto.
«Entro 5 giorni, decorrenti dal giorno della pubblicazione dei risultati sul sito dell’Associazione Rousseau, il garante o il capo politico possono chiedere la ripetizione della consultazione, che in tal caso s’intenderà confermata solo qualora abbia partecipato alla votazione almeno la maggioranza assoluta degli iscritti ammessi al voto».
Insomma, il garante Beppe Grillo o il capo politico Luigi Di Maio potrebbero decidere di aprire un’ulteriore consultazione, introducendo questa volta il quorum, qualora l’esito della prima votazione non li convincesse.
Un’ipotesi, seppur ormai sempre più remota, che se dovesse trovare riscontro nelle decisione dei vertici M5s allungherebbe i tempi e l’iter di creazione del nuovo governo, generando anche uno scontro tra MoVimento e Quirinale, oltre che tra la cosiddetta “democrazia diretta” e i fondamenti di democrazia rappresentativa parlamentare.
Il ruolo dei parlamentari M5S rispetto al voto di Rousseau
Inoltre, come evidenziato da David Allegranti su Il Foglio, anche il comma 5 dell’articolo 2 del Regolamento del gruppo Parlamentare Movimento 5 Stelle non sembrerebbe vincolare i parlamentari del M5s in modo ferreo e ineludibile ai risultati del voto su Rousseau. O almeno, non in modo “prioritario” rispetto alle decisioni dell’Assemblea e degli Organi del Gruppo.
«Ciascun componente del Gruppo – si legge nel comma 5 dell’articolo 2 del Regolamento dei Parlamentari – ha il dovere di adempiere alle proprie funzioni con disciplina ed onore; partecipa attivamente alle iniziative parlamentari e concorre alla loro elaborazione unitaria; nello svolgimento della propria attività parlamentare si attiene al Programma del Movimento 5 Stelle, agli indirizzi deliberati dall’Assemblea del Gruppo ed alle indicazioni degli Organi del Gruppo, e tiene conto degli orientamenti ed indicazioni espresse dagli iscritti al Movimento 5 Stelle».
Il programma M5S-Pd sarà consultabile prima del voto? Nì
A poche ore dall’inizio delle votazioni si è aperta un’ulteriore incognita. All’uscita dall’incontro a Palazzo Chigi tra il premier incaricato Conte e i capigruppo del M5s e del Pd, il capogruppo al Senato del Pd Andrea Marcucci ha dichiarato che nel pomeriggio del 3 settembre ci sarà un nuovo incontro con Conte e con i pentastellati per chiudere gli ultimi punti del programma di governo.
Le proposte dell’esecutivo giallorosso sarebbero infatti dovute esser rese note in concomitanza all’apertura del voto su Rousseau. «Prima che la proposta di progetto di governo, condivisa tra le forze politiche che intendono entrare in maggioranza, venga sottoposta al Presidente della Repubblica, la stessa sarà votata online su Rousseau», si leggeva nella mail che preannunciava il voto.
Ma il documento programmatico verrà chiuso domani, a votazione degli iscritti già iniziata. Impossibile dunque che il programma, nella sua interezza, sia consultabile prima del voto. Un’eventualità non di poco conto, considerato che entrambi i partiti coinvolti nell’accordo hanno sempre ribadito con forza che il focus, e gli scontri, fossero unicamente sui punti programmatici da far collimare.
Ma una soluzione che pare affacciarsi nelle ultimissime ore pare essere quella di presentare una sintesi della linea programmatica suddivisa in punti, i cui restanti nodi verranno discussi nell’appuntamento pomeridiano tra Conte e i capigruppo. Tuttavia, di fatto, qualora il programma non dovesse esser pubblicato, il voto su Rousseau potrebbe trasformarsi in un’approvazione o rifiuto non tanto degli obiettivi di governo, quanto delle figure protagoniste della partita.
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