Il ministro dell’Istruzione Fioramonti parte con le minacce: «Subito 3 miliardi per scuola e università, o mi dimetto»
Lorenzo Fioramonti, il nuovo ministro dell’Istruzione e della Ricerca in quota M5s del Governo Conte Bis, ha idee ben chiare sul futuro della scuola e dell’università e non intende indietreggiare.
Nei 14 mesi dell’esecutivo gialloverde, grazie al suo ruolo di vice dell’uscente ministro dell’Istruzione Bussetti (Lega), Fioramonti ha potuto sondare il terreno impervio su cui si troverà a operare.
Le questioni aperte sono tante: insicurezza degli edifici, insostenibilità dei costi degli studi per studenti e famiglie, insegnanti precari e sottopagati, “classi pollaio” e concorsi truccati.
E Fioramonti pare saperne qualcosa, sia in quanto ministro, sia in quanto docente e ricercatore dal curriculum internazionale, costretto a diventare «un cervello in fuga» per veder sbocciare la propria carriera accademica in Sud Africa.
Il ruolo dei docenti
Un Fioramonti che – in un’intervista a la Repubblica, si dice «sorpreso» dall’incarico e che traccia subito una road map dei suoi obiettivi al ministero, a partire dall’abilitazione di 55mila supplenti di terza fascia e l’indizione di un nuovo concorso per 24mila nuovi aspiranti docenti.
Insegnati che Fioramonti definisce «eroi», «perché tutti i giorni sono chiamati a occuparsi di un sistema di una complessità intimorente. A volte non hanno la struttura adatta, sicuramente sono sottopagati».
E per far fronte a questi ed altri problemi della scuola primaria e secondaria italiana, il neo ministro ritiene che servano almeno «due miliardi, il minimo sindacale».
L’abolizione delle “classi pollaio”
Tra gli obiettivi di Fioramonti c’è anche quello dell’abolizione delle cosiddette “classi pollaio”, dove sono presenti anche più di 30 studenti per aula, e a cui il ministro vorrebbe rispondere con il modello tedesco in cui il tetto massimo di alunni per classe è fissato a 21 studenti.
Maturità invariata e fondi all’università
Il neo ministro all’Istruzione ha promesso di mantenere inalterata la nuova formula dell’esame di maturità «per almeno 5 anni», dopo la trasformazione già avvenuta quest’anno, creando non pochi malumori tra studenti per il repentino e inaspettato cambio delle modalità d’esame.
E infine l’università, su cui si gioca forse anche il destino dell’incarico di Fioramonti e su cui il ministro non intende transigere: «Un miliardo per l’università entro Natale o mi dimetto».
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