«Norma sui migranti discriminatoria», il nuovo governo impugna la legge (leghista) del Friuli-Venezia Giulia
Non è una giornata facile per la Lega e per Matteo Salvini: prima il giuramento del nuovo governo, poi il ritorno a casa di Mimmo Lucano e l’indagine per diffamazione a carico del leader leghista, adesso pure il Consiglio dei ministri che ha impugnato una legge del Friuli-Venezia Giulia ritenuta «discriminatoria» per i migranti.
Cosa viene contestato
I nuovi ministri, infatti, non hanno perso tempo e si sono messi subito a lavoro, in attesa della fiducia delle Camere. E la prima mossa è stata l’impugnazione della legge n. 9 dell’8 luglio 2019 del Friuli-Venezia Giulia. Secondo il neo ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, quella norma «eccede dalle competenze statutarie della Regione».
Al Consiglio dei ministri non convincono gli articoli 45 e 88 (comma 3) della legge regionale in questione. Il primo prevede uno spostamento di fondi – inizialmente destinati a misure per l’accoglienza diffusa – sui rimpatri coatti degli immigrati colpiti da provvedimento di espulsione. I rimpatri, però, sono di competenza dello Stato e non delle regioni.
Nel secondo, invece, si prevede di destinare tutti gli incentivi all’occupazione a coloro che intendono assumere lavoratori residenti da almeno 5 anni nella regione, escludendo di fatto i migranti e chi proviene da altre parti d’Italia. Una norma ritenuta discriminatoria.
Il governatore del Friuli è il leghista Massimiliano Fedriga
Neanche a dirlo, a essere colpita è una regione, quella del Friuli-Venezia Giulia, guidata da un leghista, Massimiliano Fedriga. Immediata la replica del governatore all’Adnkronos: «È una vergogna assoluta, M5s e Pd hanno già partorito un governo che vuole l’immigrazione selvaggia».
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