Storica sentenza Onu: la Bosnia dovrà risarcire le donne violentate durante la guerra
Nel 1993, durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina, una donna musulmana bosniaca venne violentata ripetutamente da un soldato serbo bosniaco. Il caso venne portato davanti al Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, che non solo ha ordinato il risarcimento per l’abuso sessuale, ma ha deciso di istituire un piano nazionale di risarcimento dei crimini di guerra. La donna, la cui identità non è stata svelata per proteggerla, venne stuprata vicino a Sarajevo durante il conflitto avvenuto tra il 1992 e il 1995, e in cui persero la vita oltre 100 mila persone. Il suo aggressore fu condannato a risarcirla di 15 mila euro, soldi che l’uomo negò di avere. Così, il Comitato ha stabilito che a risarcire la donna dovrà essere lo Stato. Secondo il Comitato delle Nazioni Unite, infatti, la Bosnia ha violato la Convenzione Onu contro la tortura. Per questo ora deve procedere a un risarcimento tempestivo, equo e adeguato alla donna, oltre a fornirle cure mediche e psicologiche gratuite.
«Consideriamo questa decisione rivoluzionaria, non solo per la Bosnia, ma anche a livello globale perché l’Onu ha preso una decisione di tale portata su una denuncia di una vittima di violenza sessuale», ha detto Adrijana Hanusic Becirovic, consulente legale senior di Trial International, organizzazione no profit che si batte contro l’impunità in ambito internazionale. Secondo uno studio portato avanti dalla ministra dei diritti umani e dei rifugiati della Bosnia Saliha Djuderija, sarebbero almeno 20mila le donne vittime di violenza sessuale usate come strumento di guerra nella Bosnia degli anni Novanta. Le vittime degli stupri di massa sono rimaste per molto tempo inascoltate, ma ora sembra essere arrivata una svolta.
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Foto copertina: Ansa | Donne bosniache musulmane ricordano le vittime della guerra