Omicidio Cerciello Rega, il ruolo di Natale nell’informativa: fu lui che organizzò l’agguato – Le foto
Dalla complicata vicenda che circonda la morte del vicebrigatiere Mario Cerciello Rega, la confessione di Elder Finnegan Lee sembrava aver tracciato una linea interpretativa chiara: le colpe dell’omicidio, avvenuto a Roma nella notte tra il 25 e 26 luglio, pendevano su di lui. L’informativa del Nucleo Investigativo dei Carabinieri della capitale, invece, sembrerebbe riequilibrare le responsabilità, restituendo a Natale Gabriel Hjorth un ruolo cruciale nell’organizzazione del crimine.
«Gabriel è esausto, spaventato, e sta cercando di rendersi conto di quello che sta succedendo», diceva il padre, Fabrizio Hjorth, al giornalista Dan Noyes, affermando che suo figlio non sapesse del coltello portato da Elder. Ma il rapporto delle autorità parrebbe restituire un dipinto ben diverso dall’ingenuità sulla quale aveva puntato la difesa. Il contributo causale di Natale è, scrivono i carabinieri, «parimenti decisivo nella commissione del delitto».
Il ruolo di Natale nel furto a Brugiatelli
Come emerge dall’informativa, tra i due studenti americani, Natale era l’unico a comprendere la lingua italiana. Sarebbe lui, infatti, a farsi «promotore di ogni attività illecita», in «tutte le fasi della vicenda».
Fin dall’inizio della vicenda, Natale «si è rivelato certamente il più carismatico, assumendo una posizione dominante» per tutto il corso della nottata. Ha partecipato attivamente al furto dello zaino di Sergio Brugiatelli, il mediatore del pusher che quella notte chiamò Cerciello e Andrea Varriale per denunciare l’accaduto, organizzando poi la tentata estorsione.
Secondo le autorità, Natale avrebbe «impartito» a Elder le «disposizioni da adottare in occasione dell’incontro» con Brugiatelli, incontro nel quale sarebbero arrivati poi i due vicebrigatieri.
Il cambio d’abito per nascondere il coltello
Dopo il furto, e prima di recarsi nel luogo dove avrebbero dovuto scambiare lo zaino di Brugiatelli con una somma di denaro e una certa quantità di cocaina, Elder e Natale tornano all’hotel Le Meridien. Come dimostrato dalle immagini riprese dalle telecamere dell’hotel, i due cittadini americani avrebbero deciso di cambiarsi i vestiti, indossando delle felpe con cappuccio.
Il nuovo outfit avrebbe consentito ai due indagati di poter nascondere meglio il coltello, un Ka-Bar di notevoli dimensioni già presente nella camera d’albergo, difficile da nascondere altrimenti sotto le magliette indossate durante la serata. Natale, stando alle autorità, sapeva dunque del coltello, a differenza di quanto affermato dalla difesa.
Secondo l’istruttoria, le felpe sarebbero anche state «utili a camuffare le loro sembianze» intenzione che sarebbe dimostrata anche dalle alte temperature di Roma a fine luglio. E «l’evidente volontà di celare la propria identità» è «un elemento che aggrava il quadro probatorio».
La pianificazione dell’agguato
Una volta sul luogo dell’incontro, all’angolo tra via Cesi e via Cossa, le telecamere del bar Kiarotti Wine mostrano come i due indagati si siano nascosti dietro a una BMW in attesa dell’arrivo di Brugiatelli. Nello specifico, da quanto emerge, è Elder ad abbassarsi tra le auto, «in attesa delle disposizioni impartite da Natale».
Quest’ultimo, pur rimanendo nascosto dietro l’auto – continua l’istruttoria – si garantisce una migliore visuale sulla strada, restando in piedi e continuando a parlare al telefono con Brugiatelli.
Secondo le autorità, Natale avrebbe pianificato l’agguato fin dall’uscita dall’hotel: «Natale è uscito dall’albergo per alcuni minuti prima dell’omicidio, con il cappuccio calzato allo scopo di celare la propria identità ad eventuali testimoni per compiere un vero e proprio sopralluogo», finalizzato sia a «identificare le telecamere presenti», sia a individuare il «miglior luogo» dove «attirare i carabinieri» e «nascondere la refurtiva».
Il dialogo con Cerciello
Al momento dell’arrivo dei due vicebrigadieri, sarà proprio Natale a parlare con Cerciello, essendo l’unico dei due a saper parlare italiano. «Il contributo linguistico offerto da Natale – si legge – è stato necessario e determinante nella realizzazione di entrambi i reati».
Stando ai documenti, dunque, Natale sarebbe stato ben consapevole delle proprie azioni già nelle fasi di pianificazione dell’agguato. «Pertanto – scrivono i carabinieri – il suo contributo è decisivo nella commissione di tutti i delitti».
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