Brexit, “assist” della Francia alla linea di BoJo (che perde un altro pezzo, ma regge nei sondaggi)
Boris Johnson, sotto scacco da parte del parlamento e sempre più in difficoltà nel suo partito, potrebbe aver trovato un alleato insperato nella Francia. Sì, perché il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha detto che la bozza di legge approvata dal parlamento britannico (adesso in una seconda lettura alla Camera) che prevede un’altra proroga per la Brexit (la terza) fino al 31 gennaio 2020, potrebbe essere respinta dall’Europa.
«Non continueremo a estendere la scadenza per la Brexit (attualmente fissata per il 31 ottobre 2018 ndr)ogni tre mesi», ha dichiarato il ministro francese. «La situazione è molto preoccupante. I britannici ci devono dire ciò che vogliono», ha aggiunto in un riferimento, presumibilmente, non soltanto al braccio di ferro tra Governo e parlamento, ma anche all’assenza di valide proposte alternative all’accordo negoziato in precedenza da Theresa May.
Il governo BoJo perde un altro pezzo
Sono molti ad accusare Boris Johnson di non fare abbastanza per trovare un nuovo accordo con l’Unione europea e di puntare a portare il Regno Unito fuori dall’Ue senza un accordo: il famigerato “no deal Brexit“, che potrebbe avere gravi effetti economici sulla Gran Bretagna, per stessa ammissione del Governo.
L’ultima a farlo è stata l’ormai ex ministra per il Lavoro Amber Rudd che ha rassegnato le sue dimissioni dall’esecutivo di Boris Johnson. Nella sua lettera di dimissioni, Rudd ha accusato Johnson di corteggiare il “no deal Brexit”, dichiarando di non credere più che l’obiettivo del Governo sia quello di uscire «con un accordo». Rudd ha anche criticato la decisione di Johnson di espellere dal partito conservatore i “21 ribelli”, che hanno votato contro il Governo per estendere la Brexit.
I sondaggi
Nonostante il partito conservatore sia in crisi, secondo un recente sondaggio di YouGov, i tories mantengono un sostanziale distacco nei confronti dei laburisti con il 35% delle preferenze rispetto al 21% del partito di Jeremy Corbyn.
Altra notizia, il rallentamento sia del Brexit Party di Nigel Farage – uno dei ‘padri’ della Brexit, la cui posizione d’intransigenza nei confronti dell’Unione europea è vicina a quella dell’attuale esecutivo – sia del partito liberal democratico, che nell’ultima settimana ha visto tre deputati conservatori lasciare il partito di Johnson per unirsi a loro.
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