La «corazza» di Bellanova: «Avrei voluto studiare, ma non ho potuto»
«Quando vieni privata dell’infanzia e del diritto al gioco, quando non hai la fortuna di studiare perché lavori e le due cose sono incompatibili, allora ti crei una corazza. Che ti mette nelle condizioni di affrontare le sfide e di fare battaglie».
Teresa Bellanova, la neoministra (renziana) dell’Agricoltura nel Governo M5s-Pd, ha un passato che non può ignorare. Costellato non da esami all’università, ma di fatiche e rinunce, Bellonova ha più volte ribadito che porterà con sé nell’esecutivo la forza dell’esperienza.
Una corazza forgiata dal lavoro nei campi già prima della maggiore età e dalla lotta al caporalato dai vent’anni in poi, e che per nulla è stata scalfita dagli episodi di sessismo che l’hanno vista coinvolta il giorno del giuramento. «Mi piacciono i colori e i vestiti colorati. Mi sono misurata spesso con la sofferenza e amo la vita».
A quel vestito blu elettrico scelto per la cerimonia non aveva dato troppo peso. Era destinato a una cerimonia, alla quale ora, con i nuovi compiti, forse «non avrà nemmeno modo di andare». Le cose importanti nella vita sono altre, dice a la Repubblica: «Io ho perso amiche di 17, 18 anni che sono morte negli incidenti dei pulmini dei caporali, nei campi. Non hanno avuto le opportunità che ho avuto io».
Avvicinare i giovani all’agricoltura e allo studio
«Non l’ho mai nascosto che mi sono dovuta fermare alla terza media», dice parlando della sua gioventù senza istruzione. «Non ho potuto proseguire, sono andata a lavorare nei campi. Ma ai ragazzi che incontro, a mio figlio (che studia medicina, ndr), dico: studiate, studiate, studiate. Non è per avere un pezzo di carta, ma perché più si sa, più si può. Io questa possibilità non l’ho avuta. Non mi rende orgogliosa non avere studiato. Non ce l’ho il titolo di studio che vorrei e non me lo posso dare. Ma tutto quello che ho potuto fare contro la dispersione scolastica, per facilitare l’accesso agli studi, l’ho fatto».
Oltre al consiglio di studiare, Bellanova guarda ai giovani anche come interpreti del futuro dell’agricoltura. Il mangiar bene e il bere bene, dice, sono questioni culturali. «L’agricoltura va posta al centro dell’agenda politica. Se non rendiamo questo settore attrattivo per i ragazzi e per le ragazze, se le imprese agricole non trovano continuità nel nucleo familiare, noi assisteremo solo al degrado».
La lotta al caporalato e un nuovo decreto flussi
Figlia di un contadino poi diventato mezzadro, a 20 anni Bellanova si è avvicinata alla lotta sindacale contro lo sfruttamento nei campi. «La legge contro i caporali funziona nella parte repressiva, ma è alla prevenzione che bisogna puntare».
Sui propositi al ministero dell’Agricoltura non ha dubbi: «La regolamentazione dei flussi di migranti, essendoci fabbisogno per il lavoro agricolo. Per la Xylella, basta con la cultura degli sciamani, poniamo al centro nel territorio pugliese scienza e tecnica e soprattutto un piano di rilancio per olivicoltura nel Salento».
«Con la ministra Lamorgese – ha aggiunto – collaboreremo a partire dall’esigenza delle imprese che chiedono un cambio di passo sui flussi regolari di lavoratori stranieri».
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