Brexit, parlamento boccia ipotesi nuove elezioni. Poi la sospensione, nel caos
Settimana impegnativa a Westminster dove il Primo Ministro Boris Johnson ha perso di nuovo un voto alla Camera, il sesto in sei giorni. Questa volta si è trattato del secondo tentativo del Governo di far approvare le elezioni anticipate a metà ottobre, prima della Brexit (prevista per il 31 ottobre), così da avere una nuova maggioranza e un nuovo mandato per portare il Regno Unito fuori dall’Unione europea. Come previsto, il Governo ha perso con 293 voti a favore e 46 contrari, non riuscendo quindi a varcare la soglia richiesta dei due terzi (650 in totale).
Braccio di ferro tra parlamento e governo
La settimana precedente il Governo aveva perso con una maggioranza leggermente superiore (298 voti a favore). Ma oltre ad aver subìto una sconfitta sul voto anticipato, il Governo ha dovuto ingoiare diversi rospi: prima di tutto è diventata legge la proposta dell’opposizione che impegna l’esecutivo a chiedere una nuova posticipazione della Brexit (fino al 31 gennaio 2020) nel caso di un mancato accordo (per scongiurare il “no deal Brexit“).
Poi, i deputati della Camera dei Comuni hanno votato a favore di una mozione che impone al Governo di pubblicare sia le comunicazioni del Governo sul tema del “no deal Brexit” – negli ultimi giorni hanno fatto scalpore una serie di messaggi tra deputati conservatori in cui alcuni caldeggiavano l’ipotesi di ignorare il parlamento (e la legge) – sia il rapporto (noto come Operation Yellowhammer) sul piano di emergenza sviluppato dal Governo per far fronte al “no deal Brexit“.
Al via la sospensione, nel caos
— Rosie Duffield MP (@RosieDuffield1) September 10, 2019
Non è chiaro se Boris Johnson terrà conto dei voti in parlamento, sia per quanto riguarda la nuova proroga da chiedere all’Ue, sia sulla pubblicazione del rapporto e dei messaggi tra deputati conservatori nonostante gli avvertimenti, ricevuti anche ieri nella Camera dei deputati. Un suo rifiuto di rispettare la volontà del Parlamento potrebbe portare a un’azione legale.
Ma gli avvertimenti – compreso anche un voto, tabulato dal leader dell’opposizione Jeremy Corbyn, che impegna Boris Johnson a «rispettare la legge» – sono avvenuti in un momento di debolezza del parlamento stesso, che nelle prime ore del mattino del 10 settembre è stato sospeso, così come richiesto in precedenza da Boris Johnson e approvato dalla Regina. Riaprirà soltanto tra 5 settimane, a meno di due settimane dalla Brexit.
L’inizio della prorogation – come è nota la sospensione – ha scosso il parlamento. Diversi deputati dell’opposizione hanno accerchiato la sedia del portavoce della Camera John Bercow, cercando di ostacolare la sua uscita, che segna l’inizio della sospensione.
Lo stesso Bercow – che, in una mossa drammatica ha annunciato le sue dimissioni a partire dal 31 ottobre 2019, il giorno della Brexit – ha lasciato il suo posto soltanto dopo aver criticato duramente la decisione di sospendere il parlamento, tra le proteste dell’opposizione e le critiche dai banchi del Governo da parte di chi lo invitava a «fare il lavoro per cui è lautamente rimunerato».
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