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Cerciello, l’inchiesta sul collega di Rega rischia di allargarsi: «Anche il comandante ha mentito sulla pistola di Varriale»

10 Settembre 2019 - 08:43 Redazione
Varriale e Cerciello
Varriale e Cerciello
La Procura militare vuole vederci chiaro: dopo aver indagato Varriale, potrebbe estendere gli accertamenti anche ai vertici dell'Arma

Perché il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello quella maledetta notte, a Roma, era disarmato? Cosa c’è che non torna nel racconto dei vertici dell’Arma e perché il collega Andrea Varriale, l’unico presente nel momento del delitto, avrebbe mentito sul mancato possesso dell’arma?

Nuovi accertamenti della Procura

La Procura militare, guidata da Antonio Sabino, dopo aver indagato Varriale – per violata consegna perché aveva effettuato l’operazione di recupero dello zaino del mediatore dei pusher senza pistola di ordinanza – potrebbe estendere gli accertamenti anche ai vertici dell’Arma. Per capire se ci siano stati degli errori.

Cosa non convince del racconto del comandante Ottaviani

Ad esempio, perché il comandante della stazione Farnese Sandro Ottaviani ha raccontato di aver ricevuto l’arma di Varriale in ospedale se la stessa, come scrive il Corriere, quella sera era stata lasciata in caserma? «Me l’ha consegnata al pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito», ha dichiarato Ottaviani. Ma a smentirlo ci sono la stessa ammissione di Varriale e le dichiarazioni dei colleghi.

Il maresciallo Daniele De Nigris il 4 agosto dice: «Ho chiesto testualmente a Varriale se in quel momento fosse armato. Lui ha risposto “non sono armato, la pistola è in sicurezza in caserma». Circostanza che viene confermata da altri quattro carabinieri. Tutti concordano sul fatto che Varriale quella sera, così come Cerciello, fosse in servizio senza arma.

Qualcosa non torna

Varriale, in almeno due verbali d’indagine, ha assicurato di aver avuto la pistola con sé, poi, sentito in Procura, ha ammesso di aver lasciato l’arma in caserma. Con sé aveva soltanto manette e tesserini.

E allora perché il comandante della stazione Farnese ha fornito inizialmente una versione diversa? Voleva forse “coprire” la violata consegna del suo sottoposto oppure – come scrive il Corriere«il sospetto è che in realtà ci siano affinità tra alcuni carabinieri e i pusher della zona»?

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