«Dal governo del cambiamento al governo dell’assurdo». Paragone non ci sta, ma si astiene
Il senatore del Movimento 5 Stelle Gianluigi Paragone, critico fin dall’inizio sulla nascita del governo giallorosso, annuncia in aula al Senato tutte le sue perplessità all’alleanza M5S-Pd e dichiara che si asterrà sul voto di fiducia. Nei giorni delle trattative che sarebbero poi sfociate nel Conte 2, Paragone aveva dichiarato tutta la sua contrarietà anche con un appello video in cui aveva ripreso la canzone «C’è chi dice no» di Vasco Rossi (che non apprezzò).
Di seguito l’intervento completo del senatore Paragone:
E così dalle parole guerriere siamo passati al linguaggio mite…
Le parole guerriere erano parole contro l’establishment finanziario, contro il fiscal compact, i grandi accordi internazionali scritti dalle lobby, erano parole guerriere contro quel Meccanismo Europeo di Stabilità che adesso, con il linguaggio mite, renderete ancor più una gabbia restrittiva per l’Italia.
«Gentiloni marcato a uomo»
Non mi dite che cambierete l’Europa perché l’Europa vi ha già corrotti con i suoi inganni. Il 4 marzo il popolo degli abissi rialzò la testa; oggi – dopo aver ripescato gli sconfitti – lo ricacciate negli abissi. Perché il Pd è la garanzia italiana del fanatismo europeo, del globalismo, dell’uomo di Davos. Bruxelles lo avete riportato in casa.
Il conte Gentiloni in Europa agli Affari economici, marcato a uomo dal falco Dombrovsky.
Dai riti di Bruxelles arriva quel Gualtieri che negoziò il Fiscal Compact, che digerì il Bail-In e il primo Mes. Che ora, lei – signor presidente – vuole riformare in senso ancor più restrittivo! Non si sogni minimamente di scappare dal Parlamento! Non se lo sogni!Dopo aver elevato al cielo la Von Der Leyen e Cristine Laguarde, resta solo il santo protettore degli evasori fiscali a norma di legge, Jean-Claude Juncker: lo potreste mettere all’Agenzia delle Entrate così proseguirete nell’asimmetria fiscale per cui le multinazionali fanno quel che vogliono e i piccoli imprenditori vengono massacrati da fisco e banche.
Il governo «dell’assurdo»
Dal governo del cambiamento siamo entrati nel governo dell’assurdo, nel senso di Ionesco. Lei, presidente Conte, ha guadagnato la parte nella commedia Il Rinoceronte.
Quelli che prima si indignavano perché il rinoceronte scorrazzava per la città, adesso sono diventati loro stessi il rinoceronte. Contenti di esserlo.
Ecco, da sovranista è diventato eurista.
Lei si accontenterà di una flessibilità che oggi è solo morfina. L’Eurozona non migliorerà se non si rivede la Capital Key Rule, se non si parla di monetizzazione del debito e se non si ripensa profondamente la politica monetaria.
La mia tentazione di votare No è forte, mi asterrò solo per rispetto di chi, in buona fede, in una ipnosi pensa nella rivoluzione della pochette…
Io resto nella trincea delle parole guerriere contro il fanatismo neoliberista incistato nell’Unione Europea.
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