Salvini a caccia di sponde, l’apertura a Berlusconi: «Presto lo vedrò». Con Conte? «Gli ho creduto: un peccato in buonafede»
Pochi minuti dopo il voto in Senato che ha visto il governo giallorosso conquistare la fiducia dell’Aula con 169 sì e l’ennesimo scontro fra il premier Giuseppe Conte e il suo ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, il leader della Lega, durante le registrazioni della prima puntata di Porta a Porta su Rai1, sembra voler uscire dall’angolo, in cui si trova in poco più di mese, passato dall’apice dei consensi all’opposizione, riaprendo a Silvio Berlusconi e cercando di consolidare il centrodestra sul contrasto all’esecutivo M5S-PD.
Spiega Salvini a Bruno Vespa: «Il rapporto con Berlusconi non s’è mai interrotto. Lo vedrò a breve. Chi sono io per dire di no a un confronto sul programma. Ci sono importanti elezioni vicine. Se c’è un’idea di Italia comune per i nostri figli, figuriamoci!».
E sempre sul tema delle prossime elezioni regionali va all’attacco della nuova alleanza governativa: «Magari il Pd si mettesse assieme ai Cinque Stelle alle regionali: così sarebbe ancora più chiaro l’inciucio. Ormai facciano quello che vogliono».
L’ex vicepremier ripropone infatti la sua convinzione che Pd e Movimento 5 Stelle fossero già pronti a governare insieme ben prima del suo strappo dell’8 agosto che di fatto ha aperto la crisi di governo. Salvini definisce inoltre l’attuale maggioranza «un fritto misto».
«Al Senato – continua – c’è dentro di tutto: gruppo misto, LeU, senatori a vita». Proprio contro i senatori non eletti il leader del Carroccio si era scagliato durante il suo discorsi in Aula definendoli «la casta della casta della casta».
Arriva poi l’affondo a due ex alleati di governo. L’offerta di Salvini a Luigi Di Maio di guidare un nuovo esecutivo gialloverde sarebbe stata fatta «per togliere ai Cinque Stelle ogni alibi al fatto che fossero costretti ad andare con il Pd».
Mentre nei confronti di Conte, l’ex ministro dell’Interno avrebbe «peccato magari di buonafede». Il premier, secondo Salvini, «aveva sempre detto che si sarebbe andati al voto. Ma il profumo di poltrone è molto più appetitoso, tuttavia l’onore e la lealtà valgono più di mille poltrone».
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