Sigarette elettroniche ed essenze “non regolari”: cosa sappiamo finora dopo le malattie polmonari negli Usa
Lo strano caso delle malattie polmonari correlate all’uso di sigarette elettroniche negli Stati Uniti ha recentemente riacceso il dibattito sulla loro reale utilità nel far smettere di fumare, ma anche sulla loro presunta pericolosità per la salute.
Occorre comunque contestualizzare, comprendendo la differenza che passa tra lo strumento in sé e le essenze che vengono utilizzate, non tutte con nicotina (sostanza che può essere presente per altro in dosi molto diverse), e al netto di quelle “fai da te”, le quali prescindono dai controlli sanitari dei paesi in cui l’uso di questi prodotti è autorizzato.
Differenze tra dispositivo, essenze e ambito di utilizzo
Spiega infatti il professor Fabio Beatrice, direttore del Centro antifumo dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, che «Al momento le autorità sanitarie statunitensi non sono in grado di spiegare l’epidemia di malattie polmonari che si sta verificando. Ma nella maggior parte dei casi i consumatori interrogati hanno riferito di aver caricato le sigarette elettroniche con liquidi contenenti Thc, il principio attivo della marijuana».
Anche in questo caso occorre distinguere dal tema della cannabis legale e da quello legato ai possibili usi terapeutici, anche se la loro efficacia è ancora dibattuta: «Un uso improprio di un device elettronico con l’inalazione di sostanze stupefacenti o di altra pericolosa natura – continua il professore – espone ovviamente a gravi rischi per la salute legati alla natura stessa delle sostanze e non della modalità con cui vengono inalate».
Certo, i numeri che ci giungono dagli Usa sono preoccupanti. I casi di possibili ricoveri causati dalle essenze al Thc sono quadruplicati in poche settimane, arrivando a 215 in 25 Stati diversi. Nel momento in cui scriviamo si è contato un decesso nel Illinois.
Secondo il Dipartimento della salute di Milwaukee 16 persone sono state ricoverate per «polmonite chimica» correlate all’uso di sigarette elettroniche.
Come spiega in un comunicato la dottoressa Johan Rossi Mason, fondatrice dell’Associazione di comunicazione medico-scientifica Mason&Partners, «quello che è stato poco adeguatamente sottolineato è che il liquido usato per lo svapo non era un semplice aroma con o senza nicotina, ma che i dispositivi erano stati caricati con olii a base di marjiuana, estratti o concentrati».
Al momento non è stato dimostrato un collegamento diretto tra patologie polmonari e l’uso di essenze legali, quindi controllate prima di finire sul mercato. D’altro canto i sintomi riportati sono analoghi a quelli dovuti a una forma batterica di polmonite. Ciò che ha destato allarme è la correlazione con l’uso di sigarette elettroniche e il rapido aumento di casi registrati.
Resta comunque aperto più in generale il dibattito sulla sicurezza dello svapo in sé e della sua reale efficacia nel contrastare il vizio del fumo, alla luce di diversi studi in merito. Recentemente l’Oms si è pronunciata anche sul pericolo che possano divenire una «via d’accesso» al fumo nei giovani, ragione per cui l’Organizzazione ha auspicato una maggiore regolamentazione.
Foto di copertina: Pixabay/Sigaretta elettronica.
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