Chi è Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione Ue che guiderà il green deal europeo
Parla fluentemente sette lingue e la vocazione verso la politica internazionale lo anima dal lontano 1987. Da diplomatico olandese a Mosca, a ministro degli esteri dei Paesi Bassi. Frans Timmermans, 58enne olandese, ha una lunga carriera politica alle spalle. A Bruxelles c’ è finito nel 2014, quando è stato scelto da Jean-Claude Juncker come Primo vicepresidente della Commissione europea e Commissario europeo per la Migliore legislazione, le Relazioni interistituzionali, lo Stato di diritto e la Carta dei diritti fondamentali. Cinque anni dopo, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen lo ha riproposto come Primo vicepresidente, questa volta con l’incarico di elaborare un European Green Deal europeo, ovvero le azioni per la difesa ambientale del Vecchio Continente. «Il nostro impegno è diventare il primo continente climaticamente neutro del mondo – ha detto von der Leyen -. Ma si tratta anche di un imperativo economico di lungo termine: coloro che agiranno per primi e più velocemente saranno quelli che afferreranno l’opportunità della transizione ecologica. Voglio che l’Europa sia la prima in classifica. Voglio che l’Europa sia un esportatore di conoscenza, tecnologie e buone pratiche»
Prima della politica
Lo spirito europeista ce l’ha nel sangue: Timmermans nasce a Maastricht, nel cuore dell’Europa, il 6 maggio 1961. Frequenta le scuole elementari nel vicino Belgio, ma la prima vera benedizione internazionale la riceve a 11 anni, quando la famiglia lo iscrive alla scuola privata di San Giorgio a Roma. Torna nei Paesi Bassi tre anni dopo e, nel 1980, entra all’Università Radboud di Nimega, dove si laurea nel 1985 in letteratura francese. Contemporaneamente, frequenta un master all’Università di Nancy di letteratura francese e storia. Termina gli studi e si arruola, nel 1986, nel Reale esercito olandese. A 58 anni, Timmermans sa parlare bene l’inglese, il francese, il tedesco, l’italiano, il russo e, come lingue-madri, il limburghese e l’olandese.
Vocazione estera
Timmermans si congeda dal servizio militare nel 1987 ed entra a far parte del servizio civile olandese: ricopre il ruolo di funzionario per l’integrazione nel ministero degli Affari esteri all’Aia. Dopo tre anni, riceva la nomina a vicesegretario dell’ambasciata dei Paesi Bassi a Mosca. Di lì, Timmermans si occuperà sempre di politica internazionale. Nel 1993 è di nuovo agli Affari esteri come vice capo dell’Ufficio per la cooperazione europea allo sviluppo, nel 1994 ricopre il ruolo di assistente del commissario europeo Hans van den Broek. Un anno più tardi, Timmermans riceve la chiamata per lavorare come consigliere e segretario di Max van der Stoel, Alto Commissario per le minoranze nazionali dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.
Nel parlamento olandese
Ininterrottamente dal 1998 al 2007, e poi dal 2010 al 2014, Timmermans ricopre ruoli di primo piano nella politica nazionale. Come membro di spicco del Partito del Lavoro, è stato eletto più volte alla Camera dei Rappresentanti. I suoi mandati hanno sempre gravitato attorno alle commissioni per gli Affari esteri. Nel 2006 diventa segretario del ministero a lui caro e responsabile del coordinamento tra Paesi Bassi e Unione europea. Raggiunge la carica di ministro degli Affari esteri nel 2012, ruolo ricoperto fino al 2014, quando Jean-Claude Juncker lo investe del ruolo di commissario europeo. Prima di allora, Timmermans aveva anche fatto parte dell’Assemblea parlamentare del Consiglio europeo dal 1998 al 2007.
Due legislature europee da protagonista
Letteralmente il braccio destro dell’ex presidente Juncker: oltre alla nomina a Primo vicepresidente, l’olandese ha le deleghe per la Migliore legislazione, le Relazioni interistituzionali, lo Stato di diritto e la Carta dei diritti fondamentali. Il mandato inizia il primo novembre 2014. Si batte per l’abolizione della plastica monouso e per far adottare, in Europa, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. Quattro anni più tardi, nell’ottobre 2018, Timmermans annuncia di volersi candidare alla presidenza della Commissione. A dicembre, i socialisti europei riunitisi a Lisbona, lo acclamano Spitzenkandidat del Pse, investitura formalizzata a Madrid nel febbraio 2019.
Il programma di Timmermans
Nel cuore del suo programma, «investimenti di lungo termine che accompagnino la transizione verso la green economy, salario minimo, lotta al cambiamento climatico che può essere combattuta solo a livello Ue, una tassa sul carbone, una giustizia sociale che sia anche giustizia fiscale», come disse in occasione della sua nomina a Spitzenkandidat. Non ce la farà a ottenere i voti sufficienti dal Parlamento europeo: il presidente della nuova Commissione europea diventerà Ursula von der Leyen, espressione della Cdu di Angela Merkel e del Partito popolare europeo. Timmermans, però, sarà il suo Primo vicepresidente.
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