La stabilità non è solo una legge: lunga (breve) vita al Governo Conte-bis
In Italia le crisi di governo son sempre dietro l’angolo. Basti pensare che negli ultimi 30 anni, nel nostro Paese si sono susseguiti 21 governi. In Germania 10 – come in Spagna – mentre in Francia solo 6. Se ci soffermiamo invece soltanto sul numero di premier, negli ultimi 30 anni hanno ricoperto la carica più importante 13 primi Ministri in Italia, 5 in Francia e Spagna, solo 3 in Germania.
Non è tutto, con l’alternarsi così veloce di governi in carica, cambiano anche i ministri, i sottosegretari e tutto il sottobosco di nomine governative. Basti pensare che negli ultimi 30 anni in Italia solo di ministri ne son stati nominati ben 321 (di cui solo il 15% donne)¹.
Il continuo e rapido susseguirsi di governi non è un male di per sé, ma innegabile è l’instabilità politica-economica che esso comporta. Per capire meglio, utili sono i dati presenti nel “Cross National Time Series Data Archive” secondo cui nell’arco degli ultimi 30 anni (1989-2019), l’Italia è il Paese che in media ha registrato il maggior numero di crisi governative ² .
Dal 1989 infatti l’Italia ha registrato quasi una crisi politica all’anno (0.99), posizionandosi al di sopra di tutti i Paesi di cui sono disponibili i dati. Il seguente grafico sintetizza i risultati rispetto all’indice di instabilità politica: più rosso è il Paese, più crisi di governo si son susseguite nel corso dei ultimi 3 decenni.
Il grafico parla da solo. L’instabilità politica negli ultimi trentanni è stata di casa in Italia. Dopo di noi, troviamo il Pakistan, il Perù e il Nepal. Mentre qualsiasi altro Paese europeo registra un indice di stabilità decisamente inferiore.
Cosa possiamo dire rispetto all’incidenza della instabilità politica sull’economia del Paese? Esiste una lunga e approfondita letteratura economia sul nesso fra instabilità politica e performance dell’economia³
: Paesi con incertezza politica maggiore hanno meno investimenti, diminuisce la produttività delle imprese, del capitale sociale di uno stato e della fiducia nelle istituzioni. Maggiore incertezza politica significherebbe dunque minore crescita economica.
La presenza di un governo instabile, le continue crisi di partito e maggioranza, hanno infatti numerose implicazione nell’economia reale del paese. Per esempio, si pensi all’ostacolo che l’incertezza politica ha sulla decisione di effettuare investimenti (traino della crescita e dello sviluppo).
Quale sicurezza ha, per esempio, un imprenditore italiano a investire nella sua azienda se non sa quali incentivi saranno confermati o quali agevolazioni per assumere nuovi lavoratori saranno abolite? E quale certezza ha un’impresa straniera a investire in Italia se ad ogni crisi politica cambiano le leggi e gli incentivi per aprire un’impresa in Italia? La prima conseguenza di un clima di incertezza è proprio questo: avere un Paese in stallo. E se l’incertezza è perenne, lo stallo pure. Del resto, in Italia “tutto cambia affinché nulla cambi”.
Non sapere quanto duri un governo, un primo ministro o un ministro stesso incide sull’economia del Paese più di quanto si pensi. Senza una stabilità politica è difficile emanare (e attuare) le riforme strutturali necessarie affinché il Paese riesca a crescere e prosperare. Sia chiaro, l’instabilità politica non è la panacea di tutti i mali della bassa crescita economica italiana. Risolvendo la prima si potrà portare il Paese verso una crescita più sostenuta e di più lungo sospiro.
¹ Nel conteggio, è stata contata esclusivamente la prima carica da Ministro, non le successive (per esempio, l’onorevole Di Maio – Ministro sia nel governo Conte I che nel governo Conte II – è stato contato una sola volta). I dati provengono dal sito del Senato della Repubblica
² Per “crisi di governo”, si intendono cambi di primi ministri, ministri chiave o maggioranza. In particolare, sono definite come «qualsiasi situazione in rapido sviluppo che minaccia di provocare la caduta governo in carica, escluse le rivolte mirate esplicitamente al suo rovesciamento». Per maggiori informazioni, si veda qui
³ Per citarne solo alcuni, Alesina et al.(1992) e Aisen-Vegas (2012)
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