Ue, la prima grana per Ursula von der Leyen. La rivolta per il commissario allo “stile di vita europeo” e i migranti
Sembra già essere finita, dopo poco più di ventiquattro ore, la luna di miele fra la presidente della Commissione europea, la tedesca Ursula von der Leyen e i principali gruppi del Parlamento continentale, dopo la presentazione dell’esecutivo e dell’attribuzione ai commissari delle deleghe e dei portafogli. Nell’occhio del ciclone in particolare la nomina di un vicepresidente alla «Protezione del nostro stile di vita europeo», delega che è stata affidata al greco Margaritis Schinas, che avrà in carico anche la competenza sull’immigrazione. Diversi europarlamentari hanno protestato per la scelta, che aprirebbe a una visione dell’immigrazione come una minaccia per lo stile di vita europeo: cedendo così agli slogan dell’estrema destra.
Lo stesso presidente dell’Europarlamento, David Sassoli ha sollevato la questione nel suo incontro di oggi con von der Leyen esprimendo il suo sconcerto. Per il laburista britannico Claude Moraes la scelta è «profondamente insultante» e ha sottolineato che il gruppo dei Socialisti&Democratici è «allarmato» da questa decisione. Per il gruppo di estrema sinistra della Gue, la denominazione di questo portafoglio è «inaccettabile» perché «viene cooptato il linguaggio dell’estrema destra», ha detto un suo portavoce. L’eurodeputata liberale di Renew Europe, Sophie in’t Veld, ha chiesto a von der Leyen di ritirare questo portafoglio prima del voto di fiducia all’Europarlamento in ottobre.
Lo slovacco Maros Sefcovic, uno dei membri della squadra von der Leyen, durante una conferenza stampa, è apparso imbarazzato sulla questione e ha rifiutato di rispondere alle domande dei giornalisti. Von der Leyen «è la sola persona che può rispondere», ha detto Sefcovic. Anche il diretto interessato Schinas sembra voler prendere le distanze. Sul suo profilo Twitter, il neo commissario greco non menziona il portafoglio «Protezione del nostro stile di vita europeo», ma si definisce come candidato «vicepresidente per le migrazioni, la sicurezza, i diritti sociali, l’istruzione, la cultura e i giovani».
Anche l’ex presidente del Consiglio italiano Enrico Letta ha manifestato le sue perplessità sulla definizione dell’incarico attribuito a Schinas, quello che in precedenza era, banalmente, il commissariato all’emigrazione. Scrive infatti Letta su Twitter: «Con franchezza la competenza della nuova Commissione Ue sulle migrazioni ridenominata “Proteggere il nostro modo di vivere”, anche no. Semplicemente no. Ma proprio NO».
Ma a agitare le acque nel rapporto fra il nuovo Commissario e i gruppi che lo sostengono anche questioni meno ideali. Il gruppo dei Socialisti & Democratici all’Europarlamento si è dichiarato «profondamente irritato» dalla decisione di attribuire al popolare lettone Valdis Dombrovskis una vicepresidenza esecutiva. Una questione quindi di equilibri politici fra socialisti e popolari. L’accusa che arriva dal Pes è di sminuire il ruolo degli altri due vicepresidenti esecutivi, cioè il socialista Frans Timmermans e la liberale Margrethe Vestager, che erano stati indicati direttamente dai capi di Stato e di governo al Consiglio europeo di luglio. L’importante delega a Dombrovskis, secondo i Socialisti e Democratici, non sarebbe stata concordata in sede di negoziazione.
L’accordo al Consiglio europeo di luglio, in effetti, prevedeva la creazione di una sorta di triumvirato al vertice della Commissione, con von der Leyen per i Popolari, Timmermans per i Socialisti e Vestager per i liberali di Renew Europe. Secondo fonti Ue, Timmermans (che per giorni era stato indicato come il più papabile per salire al soglio della presidenza) sarebbe «infuriato» per la decisione di von der Leyen su Dombrovskis. La presidente eletta della Commissione ieri aveva giustificata la scelta con la necessità di garantire gli equilibri politici e geografici, inserendo tra i vicepresidenti esecutivi un esponente del Ppe che proviene dai paesi dell’Est. Timmermans, che avrà un maxi-portafoglio legato al clima, ieri ha atteso quattro ore prima di inviare un Tweet sulla sua nomina.
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