A Trieste si inaugura una statua di D’Annunzio. E in Croazia protestano (a 100 anni dall’occupazione di Fiume)
In piazza della Borsa, a Trieste, è stata inaugurata oggi, 12 settembre, una statua raffigurante il poeta Gabriele D’Annunzio. L’evento ha scatenato una pioggia di polemiche: dalla Croazia, in primo luogo, è arrivata una ventata di malumori. C’è infatti chi ha condannato l’inaugurazione avvenuta «proprio nella giornata che marca il centenario dell’occupazione» di Fiume.
L’organizzazione
La scelta di omaggiare il poeta è della giunta di centrodestra guidata da Roberto Dipiazza, iniziativa che nei mesi scorsi aveva sollevato perplessità nella città tanto da spingere alcuni cittadini a intraprendere una raccolta firme per fermare la cosa.
«Tutta l’Italia è piena di viali e scuole dedicate a D’Annunzio e tutte queste polemiche che ho sentito mi sembrano davvero incredibili», ha dichiarato il sindaco.
Dipiazza ha poi aggiunto: «D’Annunzio è stato un grande italiano come ce ne sono stati tanti altri e dobbiamo essere orgogliosi di lui. Sono molto soddisfatto di avere inserito la sua statua che si va a unire a quelle di Saba, Joyce e Svevo».
La scultura raffigura il poeta che, pensoso, appoggia un braccio su una pila di libri. L’opera è realizzata dal bergamasco Alessandro Verdi.
Cosa ne pensa la Croazia
La presidente croata Kolinda Grabar Kitarovic ha parlato di un atto «scandaloso» con cui si «vuole celebrare l’irredentismo e l’occupazione» di Fiume che «fu e resterà una parte fiera della sua patria croata».
A scaldare ancor di più gli animi croati, c’è quanto successo nella notte tra l’11 e il 12 settembre: una bandiera del Regno d’Italia è stata esposta a Fiume, davanti al Palazzo del Governatorato, luogo che lo stesso D’Annunzio usò come sede per amministrare la città.
Accanto alla bandiera sono stati poi rinvenuti «alcuni volantini di carattere propagandistico e provocatorio», ha fatto sapere la polizia, aggiungendo che sono stati posti in stato di fermo due cittadini italiani, di 19 a e 20 anni.
La stampa croata ha scritto che l’atto è stato opera di un gruppo di «neofascisti italiani».
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