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Effetto Xylella, il tragico destino delle campagne del Salento: chiusi 100 frantoi, -90% di olio nel Leccese

12 Settembre 2019 - 21:54 Felice Florio
«Agricoltori senza reddito da sei anni, milioni di ulivi secchi, frantoi svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia, 5mila posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva, con un trend che rischia di diventare irreversibile se non si interviene con strumenti adeguati per affrontare dopo anni di tempo perduto inutilmente il ‘disastro colposo’ nel Salento»

L’entroterra salentino è una ragnatela di strade e muretti a secco che seguono lo stesso percorso, da secoli. Collegano i paesini di pietra bianca alle campagne da cui gli abitanti, i loro nonni e gli antenati, traggono la fonte di sostentamento. È sempre stato così. Mandorli, vigneti e campi di cocomeri a spezzare il predominante colore argenteo delle distese di ulivi. Mare e ulivi. Una dualità che ha plasmato la cultura di una popolazione. L’equilibrio, a partire dal 2010, è stato spezzato irrimediabilmente: il batterio della Xylella fastidiosa ha iniziato a seccare gli ulivi, sotto lo sguardo impotente di migliaia di contadini.

Lecce in ginocchio

«Incontrovertibile lo scenario della filiera olivicola a Lecce, dove si stima nella campagna olearia 2019-2020 il crollo del 90% di olio rispetto alle medie storiche, perché la produzione di olive Cellina e Ogliarola è azzerata e risultano produttive solo le piante di Leccino, con il prevedibile effetto a catena su oltre 100 frantoi che lasceranno i battenti serrati». È l’ennesima denuncia di Coldiretti Puglia: tre olive su quattro sono andate perse in provincia di Lecce a causa del batterio. E se la stagione 2018/2019 ha visto un calo del 73% della produzione di olio di oliva, le prospettive per quest’anno sono ancora più funeste: si teme che, rispetto alla media storica, il crollo della produzione 2019/2020 possa essere del 90%.

La svendita dei frantoi

Non è solo una perdita per l’intero settore agricolo italiano: l’impossibilità di fare molitura ed estrazione di olio da olive locali ha portato i proprietari dei frantoi a svendere le aziende ai competitor del bacino mediterraneo. Il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, ha denunciato la situazione: «Agricoltori senza reddito da sei anni, milioni di ulivi secchi, frantoi svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia, 5mila posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva, con un trend che rischia di diventare irreversibile se non si interviene con strumenti adeguati per affrontare dopo anni di tempo perduto inutilmente il “disastro colposo” nel Salento».

L’avanzata inesorabile

«Da quando è stata confermata la presenza della Xylella fastidiosa a Lecce, la produzione di olio ha subito un trend negativo irreversibile, con il minimo storico di 5.295 tonnellate prodotte nell’ultima campagna 2018/2019 – ha aggiunto Muraglia -. L’avanzata della malattia ha lasciato milioni di ulivi secchi dietro di sé, come rappresentato dalla perdita produttiva che si è allargata a macchia d’olio, man mano che la Xylella ‘camminava’ indisturbata sul territorio. Il contagio in 6 anni inesorabilmente si è spostato a nord ad una velocità di più 2 chilometri al mese».

«Gli ulivi muoiono di burocrazia»

Giovedì 19 settembre, una delegazione di olivicoltori sarà a Roma per incontrare la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova. «Chiederemo alla ministra di attivare immediatamente i decreti attuativi per l’emergenza Xylella per dare sostegno alle imprese olivicole e ai frantoi e di intervenire per liberalizzare i reimpianti anche nell’area vincolate – ha concluso Muraglia -, perché serve in Puglia una massiccia ripresa produttiva. Il Salento sta morendo da 6 anni di Xylella e soprattutto di burocrazia».

Foto di Pasquale Scivittaro, responsabile comunicazione di Italia Olivicola – Consorzio Nazionale

21 milioni di ulivi abbandonati dall’Ue

Secondo i dati dell’ultimo monitoraggio di agosto fatto da Coldiretti Puglia, «sono stati trovati altri 43 ulivi infetti nelle province di Brindisi e Taranto, con il numero di piante infette che sale a 928». Ma Coldiretti ha attaccato anche il cinismo della Commissione europea, la quale ha abbandonato a se stessi i campi ritenuti permanentemente infetti: «Da Brindisi a Santa Maria di Leuca ci sono 100 chilometri di patrimonio olivicolo devastato: in questa zona dal 2015 non vengono effettuati monitoraggi, a seguito della decisione della Commissione Ue che ha previsto, per i territori infetti in modo stabile, il venire meno dell’obbligo degli abbattimenti e dei monitoraggi. Stiamo parlando di un’area infetta di quasi 200mila ettari con 21 milioni ulivi».

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