Incendi triplicati in Amazzonia: ma non c’entra solo il governo Bolsonaro – L’intervista
I dati sono sempre una questione spinosa perché non ci restituiscono immediatamente una chiave interpretativa univoca. Dietro ai numeri del disastro ambientale che si sta compiendo in Amazzonia ci sono anni di politiche inadeguate che emergono solo ora all’attenzione del Mondo, in corrispondenza dell’amministrazione del presidente brasiliano Jair Bolsonaro.
I dati sugli incendi in Amazzonia rappresentano quindi una anomalia rispetto ad altri periodi o ad altre regioni del Sudamerica? Cerchiamo di fare il punto assieme al debunker brasiliano Marco Faustino del sito di fact checking e-farsas.com.
Faustino spiega a Open il contesto della situazione per comprendere meglio i nuovi dati che ci mostrano un fenomeno triplicato rispetto all’agosto 2018, così come sono stati riportati anche da siti autorevoli come il Guardian.
Tutta colpa di Bolsonaro? Non proprio
«La storia raccontata dal Guardian presenta alcuni problemi, per lo più contestuali – spiega Faustino – È importante tenere a mente alcune cose prima di sottolinearli. La regione settentrionale del Brasile è sempre stata fortemente dominata politicamente dal Partito dei lavoratori (Pt). Quella situazione è cambiata con le elezioni dell’anno scorso, le cose sono diventate più “equilibrate” per così dire.
Come ha fatto Bolsonaro a conquistare molti territori lì? In primo luogo, ha sempre avuto un forte sostegno da parte degli agricoltori, il cosiddetto “stand rurale”. In secondo luogo, la crisi migratoria del Venezuela ha influenzato direttamente i voti degli elettori nella regione settentrionale, in particolare Roraima».
La mancanza di una presa di posizione ferma sull’ambiente da parte del Presidente, può spiegarsi quindi con la preoccupazione di non perdere il sostegno degli agricoltori? «Bolsonaro si lamentava sempre del fatto che il ministero dell’Ambiente multasse troppo, avesse troppa burocrazia e troppo tempo per concedere licenze ambientali, ostacolando la crescita del Paese – continua il debunker – Quell’atteggiamento probabilmente ha fatto sì che i ladri di terra fossero incoraggiati a disboscare illegalmente (e in seguito a bruciare la foresta), sapendo che non avrebbero avuto così tanti controlli e punizioni».
Dobbiamo fare attenzione però a non buttare tutti su uno stesso calderone. Buona parte degli agricoltori sicuramente agiscono secondo la legge e avranno percepito il problema degli incendi.
«Dallo scorso mese innumerevoli agricoltori si sono lamentati degli incendi – conferma Faustino – il che significa che questi hanno colpito molti agricoltori, la maggior parte dei quali onesti e estranei al disboscamento illegale. Dall’inizio di settembre la situazione è decisamente migliorata rispetto ad agosto. C’è stato un significativo calo degli incendi nello stato di Amazonas».
In Brasile come in altri paesi del Sudamerica l’esercito è particolarmente importante. Che ruolo ha avuto nel gestire la crisi? «L’esercito brasiliano ha scatenato un’operazione chiamata “Brasile verde” – spiega il debunker – per cercare di combattere gli incendi negli Stati di Rondonia, Acri e Amazonas meridionale (regione dove si trova la città di Humaitá), dove i piromani vengono arrestati e multati».
Al fenomeno si aggiungono i cercatori d’oro, specialmente nella città fluviale di Humaitá, l’ex quartier generale del ministero dell’Agricoltura, «in rovina due anni dopo essere stato assalito, saccheggiato e bruciato dai cercatori d’oro illegali», come spiegano su Globo.
«Tuttavia, c’era ancora un ufficio nella città di Humaitá fino al mese scorso – precisa Faustino – Fu chiuso da Bolsonaro: «per mancanza di risorse finanziarie», secondo il Governo. Il numero di focolai può comunque essere monitorato ancora sul sito dell’Inpe.
C’è un filtro per Stato, regione e bioma. Ciò che la storia del Guardian non dice è che i più alti tassi di combustione negli Stati brasiliani che compongono l’Amazzonia si sono verificati proprio sotto il governo del Partito operaio. Il periodo tra il 2004 e il 2007. L’ex governo Lula (Pt) è stato il periodo peggiore a causa del boom della soia. La situazione attuale, almeno dall’inizio di settembre, non è caotica».
Foto di copertina:BBC/Amazon fires.
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