Scuola, come funzionano le “Messe a disposizione” con cui si può diventare supplenti (anche senza laurea)
La scuola è iniziata, ma nelle classi molte cattedre sono ancora vuote. Le segreterie pullulano, invece, di candidati insegnanti, richieste e curriculum. Si stima che ogni scuola riceva in media da 150 a 200 Mad, «messe a disposizione».
La sigla indica una strada alternativa a concorsi e graduatorie per entrare nel mondo dell’insegnamento. Si tratta di un metodo con cui aspiranti insegnanti e personale Ata possono direttamente presentare una candidatura alle scuole pubbliche per ottenere incarichi di supplenze. Se interessato, ogni dirigente scolastico può contattare personalmente il candidato.
Quando tutte le graduatorie sono esaurite, incluse quelle di circolo e di istituto, il dirigente può selezionare autonomamente candidati che non abbiano ricevuto l’abilitazione. Una procedura, questa, non regolata dal Ministero dell’Istruzione.
Laurea non è obbligatoria
Sul sito messaadisposizione.it (uno dei tanti che si occupano di questo tema, insieme a messa-a-disposizione.com o madscuola.it) si legge che possono avvalersi delle Mad «tutti coloro che sono in possesso del titolo di studio richiesto per ricoprire il ruolo per il quale ci si candida». Poco dopo si precisa però che la laurea non è obbligatoria, e che in mancanza di candidati che abbiano conseguito un diploma universitario il dirigente scolastico può selezionare anche persone non laureate.
I presidi devono scandagliare le richieste e l’istituto seleziona autonomamente il candidato valutandone il curriculum e le esperienze pregresse. A settembre, una circolare ministeriale ha dato disposizioni perché i criteri di selezione vengano illustrati in modo più trasparente.
Le segreterie delle scuole come gli uffici di collocamento
Lo scorso anno sono stati affidati circa 15mila incarichi di supplenza attraverso le Mad e pare che quest’anno le richieste potranno raggiungere quota 170mila. Cresce però anche il numero dei supplenti che verranno nominati quest’anno, che secondo stime ministeriali saranno circa 120mila mentre i sindacati parlano addirittura di una possibile cifre record: 200mila.
Questo nuovo fenomeno mette a dura prova le capacità delle scuole, che ormai ricevono un numero di curriculum più alto di quello delle pagelle che emettono. Complice anche il ritardo nella selezione dei 2.004 direttori dei servizi generali e amministrativi, le segreterie spesso non dispongono degli strumenti per trattare queste domande senza sottrarre risorse ad altre attività fondamentali.
Già nel 21 novembre 2013, la Commissione europea aveva aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per l’utilizzo eccessivo di supplenti con contratti a termine «continuativi», che durano anche molti anni, ma li lasciano «in condizioni precarie nonostante svolgano un lavoro permanente come gli altri». Sono passati sei anni, ma il sistema delle graduatorie rimane complicato e poco fluido e i concorsi per 24mila posti alle superiori, promessi dall’ex ministro Marco Bussetti, non sono partiti.
Secondo un rapporto pubblicato il 10 settembre, l’Italia ha il corpo docente più anziano dei paesi dell’Ocse. Metà degli insegnanti dovranno essere sostituiti entro i prossimi 10 anni, e quota 100 potrebbe anche far aumentare ulteriormente i numeri. Se si continua su questa linea, tra qualche anno il 50% del corpo docente rischia di essere precario e non necessariamente laureato.
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