Governo M5s-Pd, la rivolta dei renziani per l’assenza dei toscani tra i sottosegretari: 31 pronti allo scisma
Tra i primi scontenti per la lista dei viceministri e sottosegretari del governo giallorosso ci sono i toscani del Partito democratico. In particolare la componente più vicina a Matteo Renzi, che vedono nella totale assenza di toscani tra i posti di sottogoverno una mossa diretta proprio contro la loro corrente, c’è chi ha addirittura parlato di «purga anti-Renzi».
«Se rompiamo, rompiamo alla Leopolda» ha detto Renzi, ma Ettore Rosato si è preoccupato di rassicurare «Qualsiasi cosa accada c’è una certezza: noi garantiremo la tenuta del governo». Secondo Repubblica, i renziani pronti allo scisma sarebbero già 31: 26 deputati e 5 senatori.
Le reazioni
A inaugurare la polemica è la deputata dem Maria Elena Boschi: «spero che non sia semplicemente un modo per colpire Renzi e il nostro gruppo perché non credo che sia giusto né che se lo meritino i cittadini toscani».
L’ex ministra si è poi detta dispiaciuta perché, nonostante «i risultati delle Amministrative e delle Europee hanno dimostrato che il nostro è un territorio in cui il nostro partito è forte,capace e con consensi», ha dovuto affrontare la totale assenza di suoi conterranei tra i sottosegretari.
Su Twitter, Francesco Bonifazi cinguetta: «Dispiace che per vendicarsi della stagione renziana il Pd abbia cancellato tutta la Toscana dai ruoli di governo. Abbiamo vinto ovunque in Toscana, siamo il primo partito: non meritavamo questo trattamento. Buon lavoro al governo».
Anche la segretaria del Pd toscano, Simona Bonafè, non ci sta e spiega che «leggendo la lista dei sottosegretari e viceministri non posso negare la mia profonda delusione e amarezza per la mancanza di nomi toscani del Partito Democratico».
Non contenta, aggiunge che sarà compito dei “piani alti” dover spiegare il perché di questa decisione «ad oggi incomprensibile, per il quale la Toscana non sia stata considerata degna di avere un rappresentante ai massimi livelli, o se ci sia una purga Renzi che ancora oggi la Toscana deve pagare».
La dem conclude con una dura critica, rivendicando l’importanza del Partito Democratico che, a detta sua, non può essere ridotto a un «serbatoio di voti. Al contrario, esprimiamo una classe dirigente preparata e competente che avrebbe potuto dare un contributo importante al nuovo governo».
Infine, a chiudere il cerchio, è il sindaco di Firenze Dario Nardella: «Se questa esautorazione è una vendetta contro la vecchia maggioranza del partito o contro Renzi lo si dica con chiarezza altrimenti sia dia una spiegazione seria e politica di questa decisione».
Il primo cittadino fiorentino ha ammesso di essere «profondamente deluso e costernato ma che, in ogni caso, continuerà a sostenere questo progetto di governo».
Il clima
Sembrerebbe quindi che a poche settimane dalla prossima Leopolda – il convegno ideato e lanciato da Matteo Renzi – all’interno del Pd serpeggi una rivolta neanche troppo silenziosa, sintomo del nervosismo nel partito e dello scisma renziano annunciato già ieri, che lascerebbe campo libero a Renzi con la possibilità di creare una sua lista di fedelissimi.
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