Jean-Claude Juncker stuzzica von der Leyen: sbagliato opporre immigrazione a «stile di vita europeo»
Jean-Claude Juncker pare voler approfittare dell’imminente scadere del suo mandato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. In un’intervista al sito d’informazione Euronews, il presidente uscente della Commissione europea ha – per la prima volta – criticato Ursula von der Leyen, che gli succederà a inizio novembre.
Lo «stile di vita europeo» secondo Juncker
L’argomento è lo stesso che negli ultimi giorni è costato alla von der Leyen anche le critiche da parte del presidente del Parlamento europeo David Sassoli e dell’ex premier italiano Enrico Letta. Si tratta della scelta compiuta dalla neo presidente della Commissione di ribattezzare il ruolo di Commissario per le Migrazioni – affidato al greco Margaritis Schinas – trasformandolo in Commissario per la difesa dello stile di vita europeo.
Per Juncker l’idea che l’immigrazione possa essere – anche soltanto a livello retorico – rappresentata come in opposizione allo «stile di vita europeo» non piace affatto. «Accettare chi viene da lontano è una parte fondamentale del nostro stile di vita», ha dichiarato. La confluenza di talenti e energie di tutti i cittadini, il rispetto del diverso indipendentemente dal colore della sua pelle e le sue origini nazionali sono alla basa dello «stile di vita europeo», ha aggiunto Juncker.
Britannici europei «part-time»
Juncker ha voluto anche affrontare nuovamente il tema della Brexit che nel bene o nel male ha segnato la sua presidenza. Prima ha preso le distanze dai commenti del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che in passato aveva dichiarato che esiste «un girone nell’inferno» per i sostenitori della Brexit. Oltre a non credere nell’inferno, Juncker comunque non vorrebbe destinarci l’ex premier Theresa May la quale, a suo giudizio, si era molto impegnata nelle trattative per la Brexit.
Poi il presidente della Commissione uscente ha accusato i britannici di essere europei a giorni alterni. «Per più di 40 anni abbiamo ripetuto ai britannici che facevano parte dell’Unione europea ma non hanno mai voluto condividere del tutto le politiche decise in Europa», ha dichiarato. «Sono sempre stati europei “part-time“, quando quello di cui abbiamo bisogno sono europei a tempo pieno».
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