Omicidio Cerciello, le chat nel telefono di Natale Hjorth: armi, droga e quella lite con sua madre
In vista dell’udienza davanti al tribunale del Riesame di lunedì 16 settembre, il Nucleo investigativo dei carabinieri ha fornito alla Procura di Roma un’ulteriore relazione informativa che aggiunge nuove ombre sul profilo di Christian Gabriel Natale Hjorth, accusato di concorso in omicidio con Finnegan Lee Elder per la morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega.
Dalle immagini e dai messaggi analizzati dagli inquirenti «emerge il ruolo decisivo assunto da Natale Gabriel Hjorth nella commissione dei delitti posti in essere unitamente ad Elder Finnengan Lee», andando ad avvalorare la linea investigativa secondo cui Hjorth «si è rivelato il più carismatico, assumendo una posizione dominante» nell’organizzazione del crimine contro il vicebrigadiere.
Il rapporto con le armi
Secondo le rilevazioni del Nucleo Investigativo Carabinieri di Roma, nel telefono di Christian Gabriel Natale Hjorth, «sono state rinvenute numerose foto e diversi filmati che (lo) ritraggono, sia in luoghi chiusi sia all’aperto mentre maneggia delle armi», che metterebbero in luce l’«irriverenza nell’ostentarne il possesso e la disinvoltura mostrata nel maneggio».
Il rapporto con la droga
Sul telefono di Hjorth sono state ritrovate «copiose foto di narcotici e medicinali di vario tipo». Tra le immagini esaminate degli inquirenti sono emerse delle foto in cui Natale Hjorth è ritratto «o da solo, o con la sua presunta ‘ragazza’».
Nelle immagini il giovane «ostenta il possesso di ingenti somme di denaro che, correlate ad alcuni messaggi estrapolati dall’applicativo Whatsapp presente nel telefono cellulare dell’indagato, potrebbero essere comunque derivanti dai proventi della vendita dei narcotici».
Inoltre, i carabinieri hanno rilevato una «copiosa quantità di immagini» di narcotici e di medicinali: cocaina in pezzi o crack, pasticche di farmaci (presumibilmente benzodiazepine) e marijuana in pezzi, in pianta o in barattolo.
La chat con la madre
Secondo gli inquirenti «l’aspetto rilevante che emerge dalla conversazione tra l’indagato e la madre (risalente al 30 luglio 2019, ndr) è la convinzione, da parte della donna, della disonestà di suo figlio Gabriel Christian».
In particolare – si legge nel rapporto – «Hjorth afferma di aver provato dei funghi allucinogeni: “Ho provato alcuni funghi (allucinogeni) per la seconda volta nella mia vita ed ho deciso di essere onesto e dirtelo”, ma la madre lo incalza rimarcando la sua totale inattendibilità, visto che: “Sto parlando del fatto che è una cazzata che non stai ancora vendendo droghe poiché non hai un lavoro e continui a comprare cose. Cose costose. Mi menti costantemente”».
Le chiamate dopo l’omicidio
Dall’analisi del registro delle chiamate è invece emerso come Natale Hjorth abbia effettuato una videochiamata alle 03:36 del 26 luglio, poco dopo l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, e una telefonata allo zio italiano alle ore 10:55, poco prima dell’ingresso dei militari nella stanza dell’Hotel Meridien.
La sintesi della relazione su Christian Gabriel Natale Hjorth
«L’insieme dei dati sin qui esposti, sebbene parziali, – si legge nella relazione del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Roma – dimostra che Natale adora farsi fotografare e riprendere mentre maneggia delle armi. Il suo atteggiamento, spavaldo e incline all’eccesso, mal si concilia con il profilo di un ragazzo ingenuo e rispettoso delle regole».
«Altra circostanza di rilievo è rappresentata dalla sua inattendibilità, stigmatizzata dalla madre, che lo accusa di essere un abituale consumatore / spacciatore di stupefacenti, delineando la figura dell’indagato ed il suo stile di vita, confermando la tendenza a delinquere dello stesso».
«Tale aspetto – sottolineano infine i carabinieri – spiegherebbe la ragione per cui sia stato proprio Natale a tentare di acquistare la cocaina il 26 luglio 2019, conducendo lui la trattativa in prima persona».
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