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Scissione Pd, tempi strettissimi per lo strappo dei renziani: «Convivenza difficile». Colpa delle aperture al M5s alle Regionali?

14 Settembre 2019 - 21:38 Giovanni Ruggiero
Nicola Zingaretti e Matteo Renzi
Nicola Zingaretti e Matteo Renzi
La nascita del nuovo partito potrebbe arrivare già alla prossime Leopolda. Prima però nasceranno i gruppi in Parlamento

Il vento della scissione soffia sempre più forte sulla sponda del Pd, con i renziani ormai vicinissimi al passo finale. Secondo l’agenzia Ansa, anzi, sarebbero già pronti i nuovi gruppi alla Camera e al Senato. Ad accelerare i tempi avrebbe contribuito l’apertura, tanto da Zingaretti quanto dai vertici di Areadem, la corrente di Dario Franceschini, alle possibili alleanze con il M5s anche alle prossime elezioni Regionali.

Prima però che questi nascano, Matteo Renzi avrebbe intenzione di parlarne prima con il premier Giuseppe Conte e poi con Luigi Di Maio. Fonti renziane sostengono che, in questo modo, verrebbe sgombrato il campo da ogni equivoco: i nuovi gruppi non nascono contro l’esecutivo in carica, ma a suo sostegno.

I nuovi gruppi parlamentari sarebbero un passaggio propedeutico per la «separazione consensuale» dal Pd di Nicola Zingaretti. E poi alla prossima Leopolda del 18 ottobre potrebbe arrivare il battesimo per il nuovo partito renziano. Anche se le stesse fonti chiariscono che nulla è ancora deciso.

La certezza è che non sarà un «partitino del 3% o una “cosa” – come quella ai tempi di Achille Occhetto prima della nascita del Pds – ma un soggetto largo». E questa larghezza potrebbe coinvolgere nuovi parlamentari che oggi non siedono tra i banchi del Pd, per esempio qualche scontento di Forza Italia che vuol sfilarsi dalla stretta salviniana.

Il gruppo della Camera dovrebbe contare già di venti deputati, che saranno guidati dal fedelissimo renziano Luigi Marattin. La ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova diventerebbe il capo delegazione nel governo, mettendosi accanto quindi a Dario Franceschini e Luigi Di Maio. A coordinare il nuovo partito ci dovrebbe pensare infine Ettore Rosato, non Matteo Renzi quindi.

Al Senato invece il gruppo non sarebbe ancora così nutrito. Al punto che quelli che si staccheranno dal Pd andranno nel gruppo Misto.

La scadenza del 18 ottobre sembra inevitabile, di certo i tempi sono stretti: «Nei prossimi giorni faremo una riflessione», ha detto un dirigente renziano all’Ansa.

Ed è sulle parole che si gioca la partita, per evitare scossoni nel governo: quella dei renziani non vuol essere una scissione, ma una «separazione consensuale», visto che ormai: «La convivenza è diventata sempre più difficile con chi ad esempio vuole quell’alleanza organica con i Cinque stelle a cui noi siamo contrari».

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