La notizia di Ezio Bosso che non può suonare: lo dice da due anni, a Bari ha solo risposto di smettere di chiederglielo
«Se mi volete bene, smettete di chiedermi di mettermi al pianoforte e suonare. Non sapete la sofferenza che mi provoca questo, perché non posso, ho due dita che non rispondono più bene e non posso dare alla musica abbastanza. E quando saprò di non riuscire più a gestire un’orchestra, smetterò anche di dirigere». La frase del musicista Ezio Bosso durante un evento della Fiera del Levante di Bari ha fatto riesplodere la notizia di un suo addio alla pratica musicale su praticamente tutti i siti italiani, tralasciando però che lo stesso Bosso aveva fatto lo stesso annuncio già due anni prima.
Bosso nel 2011 aveva subito un intervento per l’asportazione di una neoplasia ed è stato poi colpito da una sindrome autoimmune. Ha potuto continuare a suonare fino al 2017, quando – come ha ricordato oggi 15 settembre a Bari – non ha più potuto usare due dita in modo sufficiente da poter suonare quanto e come avrebbe voluto. E sempre a Bari Bosso ha comunque provato a rassicurare i fan che comunque: «Sono molto meglio come direttore» ha solo risposto a chi gli aveva chiesto se avrebbe suonato il piano, come fece anche davanti al grande pubblico ormai tre anni fa al festival di Sanremo.
Lì l’Italia, anche quella digiuna di musica volta, scoprì lo straordinario talento di Ezio Bosso, e l’altrettanto straordinaria lotta per normalizzare la malattia che lo aveva colpito. Due anni fa il sopravvenire di problemi all’articolazione di due dita gli fece decidere di abbandonare le esibizioni davanti al piano per dedicarsi solo alla direzione d’orchestra. È così che milioni di italiani lo hanno visto pochi mesi fa in prima serata su Raitre, nello scrigno del teatro Verdi di Busseto.
«Il talento non basta»
Il pianista, compositore e direttore d’orchestra torinese, accolto sul palco dal governatore pugliese Michele Emiliano, ha raccontato dettagli molto intimi della sua vita privata, ma anche della sua concezione della musica: «È come un focolare attorno al quale sedersi, un linguaggio universale che permette a tutti di parlarsi e fare comunità a prescindere dal luogo di provenienza». Accanto al suo cane, Ragout, Bosso ha raccontato qual è il segreto per realizzarsi nel mondo dell’arte: «Musicista non lo si diventa solo per talento. A un certo punto, soprattutto chi ce l’ha il talento, lo deve dimenticare e fare spazio al lavoro quotidiano, alla disciplina – ha detto agli spettatori, ricordando che – la disabilità è negli occhi di chi guarda, perché il talento è talento e le persone sono persone, con le ruote o senza. Con la pazienza, a tutte le età si può imparare, perché se uno dedica del tempo alle cose, vengono».
«Non confondere la quotidianità con l’eternità»
Bosso si è emozionato quando ha invocato un applauso per l’articolo 9 della Costituzione: «una figata pazzesca perché mette insieme musica, arte E paesaggio. Ma se di quelle cose non ci prendiamo cura, spariscono e ce ne accorgiamo quando le perdiamo». Dal 2011, il 48enne artista torinese soffre di una grave patologia degenerativa. «La musica – ha concluso – ci ricorda anche questo: prendersi cura, avere rispetto, far star bene, non confondere la quotidianità con l’eternità, i nostri piccoli poteri con l’assoluto».
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