Scandalo Csm, la bordata del pm antimafia Di Matteo: «Per fare carriera in magistratura metodi simili a quelli mafiosi»
«L’appartenenza a una cordata è l’unico mezzo per fare carriera e avere tutela quando si è attaccati e isolati, e questo è un criterio molto vicino alla mentalità e al metodo mafioso». A denunciarlo è Nino Di Matteo, pm palermitano del processo sulla trattativa Stato-mafia, che ha formalizzato la propria candidatura al Consiglio superiore della Magistratura in vista delle elezioni suppletive del 6 – 7 ottobre, dopo l’esplosione dello scandalo del Csm.
Il pm, usando toni durissimi, ha lanciato un monito di accusa: «Negli ultimi 15 anni la magistratura è cambiata, pervasa da un cancro che ne sta invadendo il corpo, i cui sintomi sono la burocratizzazione, la gerarchizzazione degli uffici, il collateralismo politico, la degenerazione clamorosa del correntismo».
Malgrado venga sostenuta da “Autonomia e Indipendenza” di Piercamillo Davigo, la candidatura di Di Matteo è indipendente, poiché il magistrato non risulta legato a nessuna corrente delle toghe. Di Matteo ha spiegato come la sua disponibilità sia legata al «bisogno di mettersi in gioco in un momento così buio, a disposizione di chi vuole dare una spallata a un sistema che ci sta portando verso il baratro».
«Non sono mai stato iscritto a una corrente e non sono intenzionato a farlo in futuro – ha aggiunto Di Matteo – spero che la magistratura tutta, con questo voto, dimostri con i fatti di non volersi arrendere a prassi e a un sistema che la sta soffocando: una rivoluzione culturale, insomma, eleggendo chi ha dimostrato di essere estraneo e di voler contrastare le degenerazioni».
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