Sigarette elettroniche, negli Usa è guerra contro gli aromi: nel mirino anche le aziende del tabacco (e investimenti miliardari)
La guerra lanciata da Donald Trump contro le sigarette elettroniche sta per muovere un giro milionario di dollari, tra chi come il presidente Usa ha intenzione di mettere un freno drastico alla diffusione tra i più giovani delle e-cig e le aziende del settore, pronte a difendere un giro di affari miliardario.
L’allarme per le sette persone morte e almeno 41 intossicate, come riportato dal New York Times, ha spinto per esempio l’ex sindaco di New York, Michael Bloomberg a stanziare 160 milioni di dollari a favore della fondazione Philantropies. L’obiettivo del magnate repubblicano è di mettere al bando le sigarette elettroniche aromatizzate, provando a contrastare il marketing che le rende accattivanti per i più giovani. Una battaglia che promette di andare avanti almeno finché le aziende non decideranno di sospendere le vendite e migliorare le misure di controllo sull’età dei loro clienti online.
Bloomberg ha attaccato direttamente le aziende e le società del tabacco che le sostengono, perché «stanno predando i giovani degli Stati Uniti. Il risultato – ha aggiunto l’ex sindaco – è un’epidemia incontrollata, che mette i giovani a rischio di dipendenza e di gravi problemi di salute».
Messa al bando
Sulla scia delle preoccupazioni sollevate anche dalla first lady, Melania Trump, su Twitter, è arrivata anche la decisione del governatore di New York, Andrew Cuomo, di mettere al bando gli aromi per le sigarette elettroniche, come quelli a base di marijuana, considerati tra i più ingannevoli per i giovani, per il retrogusto al caramello che ne farebbe percepire meno la nicotina, quindi la pericolosità per la salute.
La Food and Drug Administration, l’ente governativo statunitense incaricato della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, sta già lavorando ai dettagli della messa al bando della vendita di sigarette elettroniche con i sapori addolciti, come riporta Agi. Il provvedimento potrebbe essere pronto in tempi molto brevi e entrare in vigore 30 giorni dopo la sua formalizzazione. Tra i principali produttori c’e’ la Juul, azienda leader negli Usa, la prima che sarebbe colpita da una messa al bando visto che con le sue sigarette aromatizzate realizza l’85% del fatturato nazionale.
Finora i suoi vertici non si sono pronunciati, come riferisce il Washington Post, stanno valutando la linea da seguire: aderire in parte al divieto, ritirando dalla vendita alcuni prodotti per ‘salvare’ quello a base di meta e mentolo, oppure respingerlo in blocco, facendo leva sulla lobby del settore.
Le previsioni nere sulle vendite
La previsione più ovvia è che arrivi un brusco calo delle vendite delle sigarette elettroniche, a partire dagli aromi che sono il pilastro del settore. Un’industria da 2,6 miliardi di dollari, con oltre 20mila negozi aperti in tutti gli Stati Uniti.
«La Juul – riporta il New York Times – potrebbe essere restia a finire in tribunale dopo il recente pronunciamento della Food and Drug Administration che nei giorni scorsi l’ha accusata di “marketing illegale” per aver presentato i propri prodotti come più sicuri rispetto alle sigarette tradizionali». Di recente l’azienda era entrata anche nei mercati di Portogallo e Cina, dove le restrizioni sull’età dei clienti sono meno stringenti.
Un mercato fiorente
Calano intanto le sigarette tradizionali. Solo negli Usa nel 2017 è stato registrato un consumo del 3,5% più basso rispetto all’anno precedente. Mentre il mercato delle sigarette elettroniche è cresciuto fino a 11 miliardi di dollari in tutto il Paese, con l’ambizione di arrivare a 18 miliardi nel 2024, come ipotizzato dall’agenzia Mordor Intelligence.
La Juul nel 2018 ha visto un’impennata delle proprie vendite, con una crescita di oltre 1 miliardo. L’azienda è considerata una delle scommesse più promettenti della Silicon Valley, tanto da attirare investimenti anche da Nicholas J. Pritzker, ex amministratore delegato della Hyatt Development Corporation e parte della cerchia ristretta dei fondi speculativi quali Tiger Global Management. A questi si è aggiunto l’investimento del gigante del tabacco Altria, che ha dato alla Juul una valutazione eccezionale di circa 38 miliardi di dollari.
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