Razzismo? Forse anche. Ma negli insulti degli juventini a Koulibaly c’entravano soprattutto i soldi – Le carte
Non per razzismo, o almeno, non solo. Ma per soldi. È così che nascono buona parte dei cori razzisti delle tifoserie organizzate juventine nel corso degli ultimi due anni: gruppi storici, in particolare i Drughi, che decidono di colpire la società calcistica dove fa più male (i cori razzisti oltre a danneggiare l’immagine significano stadio chiuso e, a volte, cause per danni). Di questa strategia ritorsiva, l’apice – se si usa la misura delle sanzioni successivamente subite – è la partita Juve – Napoli del 29 settembre 2018.
La denuncia dei manager juventini
Il racconto è uno dei tanti contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare da parte del gip di Torino Rosanna Croce che, sulla base di una indagine della Polizia di stato, ha portato all’esecuzione di 12 ordinanze di custodia, sette in carcere, quattro ai domiciliari e due obblighi di dimora, notificati dalla Digos ai leader del tifo bianconero organizzato, in particolare Geraldo Mocciola, detto ‘Dino’, capo indiscusso dei Drughi, e Umberto Toia, leader di Tradizione, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata.
Cori razzisti, minacce alla società Juventus Fc, sciopero del tifo. Tutto sarebbe scattato, si legge nell’ordinanza di Torino, quando il manager Alberto Pairetto, nel giugno 2017, annuncia alla tifoseria juventina che le richieste di biglietti gratis, borsoni di materiale sportivo omaggio e inviti a tutte le feste istituzionali non sarebbero più stati accettati. Soprattutto la prima scelta è quella che fa più male alla tifoseria, sia per gli ingressi in curva sia perché i biglietti omaggio sono da anni oggetto di bagarinaggio.
Le minacce
Quando la trattativa si rompe, in un incontro il 21 giugno 2017 proprio nell’Allianz Stadium, è il rappresentante dei Drughi Salvatore Cava ad esplicitare la minaccia che Pairetto dovrà riferire: «A queste condizioni non ci stiamo e ve l’andate a prendere in culo – lo sentono dire gli investigatori – L’andate a pagare questa cosa…siete proprio…dei pezzi di merda…noi ti mettiamo in condizione a dirci no…bon…, allora, allora, non scherzate troppo se siete quotati in borsa». Cava spiega anche quale sia l’intenzione degli ultrà. «Non è che andiamo con la violenza… diglielo a quelli li’…non è che andiamo e li picchiamo…ma glieli facciamo cagare di brutto ‘sti soldi».
Di li a poco, la vendetta dei tifosi inizia e cresce d’intensità quando, a giugno 2018, vengono aggiornate le tariffe per biglietti e abbonamenti. È lo stesso Pairetto, in una denuncia del 22 gennaio 2019, a raccontare alla polizia che nel corso dell’anno, la squadra ha subito sanzioni economiche e due giornate di sospensione per la partita Juve-Napoli, e lievi sanzioni anche per Juve-Sassuolo e Juve-Spal: «Per la chiusura della curva abbiamo una richiesta risarcitoria da parte degli abbonati, 160 persone», precisa Pairetto.
La partita del 29 settembre 2018, dunque. Per quella data i gruppi Druidi e Tradizione si accordano per celebrare il funerale del tifo.
Quindi, intonano vari cori razzisti contro i tifosi del Napoli
Infine gli insulti al giocatore del Napoli Kalidou Koulibaly, che saranno oggetto di una pesante sanzione da parte della giustizia sportiva.
La giornata, in effetti, è da dimenticare dal punto di vista della squadra torinese. Eppure non basta. Le minacce i cori, le contestazioni ai giocatori proseguono anche per il resto dell’anno, tanto che alla fine la Juventus è costretta, almeno temporaneamente, a concedere una quota di 50 biglietti per trasferta.
Un incontro con membri della Camorra?
A questo capitolo si aggiunge quello delle minacce circa le presunte relazioni tra i vertici aziendali e alcuni leader della Camorra. La frase riportata nelle intercettazioni è molto specifica e riguarda l’inchiesta giornalistica da parte della trasmissione di Rai3 Report. A parlare è Domenico Scarano, uno dei colonnelli del leader Dino Mocciola. «Puoi andare a dirglielo che noi ci ricordiamo tutto di quando lui (il presidente Agnelli, ndr), D’Angelo e Marotta hanno incontrato la famiglia Dominello a Napoli e che quindi per questo saremo noi a chiamare Report (il programma d’inchiesta della Rai, ndr) e vi rompiamo il c…». Ma Pairetto rispondeva «di non preoccuparsi e che avrebbe riportato tali parole alla Dirigenza della Juventus, ma che in ogni caso non avevano nulla da nascondere».
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