Ultrà Juve: nelle intercettazioni, ricatti e intimidazioni. Allo stadio, violenze, minacce e controllo degli spazi – I video
«La forza di intimidazione» dei capi ultrà della Juventus aveva come bersaglio anche i club del tifo organizzato, costretti a togliere gli striscioni dalle gradinate perché l’organizzazione degli spazi passava sotto il loro controllo. Stando a quanto emerge dall’ordinanza del tribunale di Torino, per esempio, è accaduto che il presidente di uno di questi club era intenzionato a fare denuncia. Ma per il timore di reazioni o ritorsioni non è stato in grado di formalizzare la querela. Il video in copertina mostra la prepotenza con cui gli ultrà gestivano i loro affari nello stadio. Dalle immagini emerge forte la loro prevaricazione, la delimitazione degli spazi a loro riservati, l’allontanamento di chiunque si avvicinasse alle “loro” aree, le violenze e le intimidazioni agli steward agli ingressi della struttura e, ancora, le consegne obbligatorie dei palloni ai capi ultrà.
Le intercettazioni
I 12 capi ultrà – indagati a vario titolo per associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata – secondo i pm, avevano costituito un’associazione a delinquere che ricattava esponenti della società Juventus per cercare di continuare a gestire il bagarinaggio per le partite all’Allianz Stadium. Nel video è possibile ascoltare la conversazione telefonica tra due leader: Toia e Del Soro. I due trattano. «Pensi che tu dici quello che vuoi e comandi tu?», dice Del Soro. «Tu ti sei comprato la curva, vero?!» insiste chiedendo retoricamente. Toia lo gela: «Ascolta, come ti ha detto quell’altro, il permesso te lo do io di entrare in curva».
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