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Scandalo Csm, si dimette il quinto consigliere: anche Criscuoli lascia Palazzo dei Marescialli

18 Settembre 2019 - 20:30 Redazione
Il Capo dello Stato, si legge in una nota del Csm, ha ravvisato nella lettera di dimissioni presentata da Criscuoli «senso di responsabilità e rispetto delle istituzioni»

Si è dimesso dal Consiglio superiore della magistratura il togato di Magistratura Indipendente Paolo Criscuoli, che si era autosospeso a giugno per lo scandalo del Csm. Il vicepresidente di Palazzo dei Marescialli, David Ermini, ha ricevuto stasera la lettera del presidente della Repubblica Sergio Mattarella con cui sono state trasmesse le dimissioni del consigliere Criscuoli da componente del Csm.

Il Capo dello Stato, si legge in una nota del Csm, ha ravvisato nella lettera di dimissioni presentata da Criscuoli «senso di responsabilità e rispetto delle istituzioni». Criscuoli era l’unico dei 5 togati coinvolti nello scandalo emerso dall’inchiesta di Perugia che non si era ancora dimesso dal Consiglio.

«Ho la piena coscienza di non aver mai tradito il mio mandato. Compio questo gesto esclusivamente per il profondo rispetto che nutro nei confronti dell’istituzione e del suo Presidente, pur consapevole che avevo pieno diritto e anzi sentivo il dovere di continuare a ricoprire la carica consiliare», scrive Paolo Criscuoli in una lettera aperta agli iscritti all’Associazione Nazionale magistrati spiegando le ragioni per le quali si è dimesso dal Csm.

Le elezioni di ottobre

È dunque il quinto consigliere a lasciare Palazzo dei marescialli dopo lo “scandalo” delle nomine. Sono 16 le candidature presentate per le elezioni suppletive di ottobre, quando il Consiglio superiore dei magistrati sarà chiamato a eleggere due nuovi membri togati, dopo le dimissioni per lo scandalo nel Csm scoppiato a giugno con le intercettazioni che riguardavano Luca Palamara.

I magistrati che subentreranno saranno scelti tra il 6 e il 7 ottobre. Bocciato il metodo del sorteggio, proposto anche dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, perché ritenuto incostituzionale dall’Associazione nazionale magistrati.

In copertina/Ansa

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