Verso il 23 settembre: di cosa tratterà il Summit dell’Onu sul clima
Una barca a vela è salpata dal porto di Plymouth, nel Regno Unito, il 13 agosto. È arrivata a New York dopo due settimane di navigazione attraverso l’Atlantico. A bordo solo due persone: una ragazza di 16 anni e un giovane dal cognome nobile. Non è la trama di un romanzo storico, ma uno degli antefatti del Climate Action Summit 2019, l’incontro dell’Onu che si terrà a New York dal 21 al 23 settembre, e a cui parteciperà l’attivista di Fridays For Future Greta Thunberg.
«Mi viene sempre in mente la favola I vestiti nuovi dell’imperatore», diceva Thunberg in un’intervista di giugno al The Guardian. «Tutti credono a quella bugia e solo un bambino osa metterla in discussione». Darle torto risulta difficile: quello che l’ambientalista svedese è riuscita a fare per sensibilizzare il mondo sul cambiamento climatico ha pochi eguali nella storia.
Passando in pochi mesi dall’essere una studentessa scomoda all’essere un’ospite d’onore delle Istituzioni internazionali, la giovane attivista non è al suo primo appuntamento importante: a dicembre 2018 aveva tenuto un discorso alla COP24, la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico tenutasi a Katowice, in Polonia, durante il quale aveva puntato il dito senza scrupoli contro la platea: «State sgretolando il nostro futuro».
Al World Economic Forum di Davos di gennaio – raggiunto dopo 32 ore di viaggio in treno – l’attivista aveva parlato alle élite dell’economia mondiale, anche stavolta senza fare un passo indietro: «Sul clima non voglio tranquillizzarvi: voglio che andiate nel panico. Dovete agire come la vostra casa fosse in fiamme».
Ad aprile 2019, poi, era stata invitata al Parlamento Europeo, dove aveva parlato con toni commossi dei danni ambientali e delle urgenze in merito di salvaguardia del Pianeta.
Il summit
Il Climate Action Summit è un vertice mondiale tra capi di Stato e di governo, imprenditori, Ong, amministratori locali e attivisti, chiamati a raccolta dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. Per l’Italia parteciperanno il premier, Giuseppe Conte, e il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa (M5S).
Lo scopo è quello di fare il punto sugli sforzi di ciascun Stato nel combattere la crisi climatica. Come ha dichiarato Guterres, i leader mondiali discuteranno di un «concreto e realistico piano» mirato ad accrescere i contributi di ogni nazione entro il 2020 – impegni stabiliti nell’Accordo di Parigi del 2015.
Un progetto in linea con le intenzioni a lungo termine di «ridurre le emissioni di gas serra del 45% nei prossimi dieci anni, e di arrivare al piano emissioni zero entro il 2050».
La conferenza sarà preceduta sabato 21 settembre dallo UN Youth Climate Summit, il vertice dei giovani sul clima dove Thunberg sarà in prima linea. A prendere parte all’iniziativa saranno in tutto 500 giovani da tutto il mondo, scelti dalle Nazioni Unite come leader nei loro paesi della lotta alla crisi climatica. L’Italia sarà rappresentata da un’attivista del movimento Fridays For Future, Federica Gasbarro, studentessa di biologia 24 anni.
A che punto è l’Italia
L’Onu non è il solo ente internazionale che si propone di lavorare a delle grandi scadenze. La Commissione Europea, infatti, ha stabilito che tutti i Paesi membri dovranno abbandonare la plastica monouso entro il 2021.
«Di fronte al costante aumento dei rifiuti di plastica negli oceani e nei mari», scrive la Commissione, «si propongono nuove norme di portata unionale per i 10 prodotti di plastica monouso che più inquinano le spiagge e i mari d’Europa e per gli attrezzi da pesca perduti e abbandonati, che rappresentano il 70% dei rifiuti marini».
In questa prospettiva, già dal 2019 in Italia è in vigore la normativa contro i cotton fioc usa e getta. Dato anche il resoconto sui progressi richiesto dall’Ue in concomitanza con le europee del 2019, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha lanciato l’iniziativa Plastic Free Challenge, raccolta da diversi comuni o enti nelle più diverse città d’Italia. A fronte delle nuove regole europee, i diversi partiti italiani hanno smesso di prescindere dagli obiettivi in tema di sostenibilità, e le iniziative locali hanno iniziato a moltiplicarsi.
La normativa europea è seguita alla regolamentazione delle buste in plastica varata nel 2015: un provvedimento che, stando ai dati dell’Ue, ha portato a un abbandono definitivo del prodotto da parte del 72% degli europei.
La battaglia, comunque, è appena iniziata: secondo un dossier presentato al Forum economico mondiale a Davos, almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare ogni giorno. In questo quadro sconfortante si aggiunge una nota negativa per l’Italia: il nostro Paese è il primo consumatore in Europa, e secondo al mondo, per utilizzo di acqua imbottigliata.
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