Vita da Rider, tra sfruttamento e clandestinità: la procura di Milano apre un fascicolo
Ci sono almeno quattro temi sui quali la procura di Milano sta indagando riguardo ai fattorini del terzo millennio, i rider. Ciclisti, motociclisti, universitari, adulti non abbastanza adulti per andare in pensione: è un caleidoscopio di vite e storie. Altrettanto numerosi sono, purtroppo, i problemi legati a un’attività relativamente nuova. Non è un lavoro subordinato, ma c’è un datore di lavoro. Solo che la sede legale è in un’altro Paese e l’unico modo per interfacciarvisi è tramite un’app su cellulare.
Poi ci sono altre criticità, ancora più concrete e per questo più urgenti, sulle quali si sta concentrando il lavoro del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e del pm Maura Ripamonti. Sicurezza sul lavoro, caporalato, clandestinità e norme igienico-sanitarie. La procura milanese ha aperto un’indagine conoscitiva, al momento senza ipotesi di reato, aiutata dalla squadra specializzata di polizia giudiziaria del dipartimento ambiente, sicurezza, salute, lavoro.
I giudici: «Muoversi di sera a Milano è diventato una sfida»
«È un’indagine doverosa, sotto il profilo della prevenzione», hanno spiegato i pm Siciliano e Ripamonti che coordinano l’inchiesta conoscitiva avviata prima dell’estate e affidata alla squadra specializzata di polizia giudiziaria del dipartimento ambiente, sicurezza, salute e lavoro e alla Polizia Locale. L’intervento della procura è volto a «esplorare questo fenomeno che è ampio ed è in espansione ma senza controlli. Preferiamo intervenire prima ed esercitare un ruolo di prevenzione».
«Tutto nasce – hanno proseguito i magistrati -, da una fotografia di una realtà che è sotto gli occhi di tutti. Ormai muoversi di sera in città è diventato una sfida contro le insidie e i pericoli per via di questo sistema di distribuzione del cibo. Con questi rider che, nelle ore canoniche, sfrecciano senza, per esempio, alcun presidio – qui il riferimento è all’assenza di giubbotti catarifrangenti o al casco -, e senza alcuna osservanza delle regole stradali, in contromano o sul marciapiede».
1) Sicurezza
L’indagine sui ciclofattorini del cibo a domicilio ha fatto emergere da subito un grave problema sulla sicurezza degli stessi lavoratori. L’ipotesi è di presunte violazioni del decreto legislativo in materia di sicurezza sul lavoro da parte delle società per le quali i rider lavorano. Sono i rider stessi i primi a rischiare per la mancata osservanza delle norme. Non viene dato loro alcunché in dotazione: girano per le strade senza caschi, spesso con bici e freni non adatti, senza luci la sera, senza catarifrangenti e senza scarpe adeguate.
Nonostante i ciclofattorini non siano inquadrati come lavoratori subordinati, il decreto tutela qualsiasi lavoratore inserito in organizzazioni con datori di lavoro. La questione sicurezza, ad ogni modo, riguarda anche la tutela della collettività: è partito un monitoraggio dei sinistri stradali nei quali sono coinvolti i rider, spesso sorpresi a viaggiare contromano, senza luci o, comunque, senza rispettare il codice della strada. Per questi incidenti, gli inquirenti stanno valutando l’ipotesi di contestare alcuni reati ai datori di lavoro, responsabili di far lavorare soggetti in condizioni non idonee.
2) Caporalato
Un altro aspetto sul quale la procura sta indagando è l’esistenza di forme di sfruttamento o caporalato tra i rider. Un filone dell’inchiesta sta cercando di chiarire se alcuni ciclofattorini in regola possano aver ceduto a immigrati senza documenti gli strumenti per fare le consegne. In concreto, un rider regolarmente registrato dà il suo smartphone con l’applicazione per le consegne a una persona irregolare, in cambio di una percentuale dell’incasso sulle consegne fatte.
3) Clandestinità
La giustificazione che questi atipici caporali dei rider avrebbero dato agli inquirenti è che il loro compito sarebbe soltanto di semplici “mediatori” del lavoro tra i ristoranti e i ciclofattorini. E le ombre sui rider milanesi sono cresciute durante il mese di agosto: a Milano, è stato effettuato un accertamento a campione su 30 rider. Il 10% sarebbero immigrati irregolari e senza documenti.
4) Norme igienico-sanitarie
L’inchiesta punta ad approfondire gli aspetti igienico-sanitari dei contenitori utilizzati per il trasporto del cibo, nei quali, ad esempio, vengono portati senza distinzione e in successione cibi freddi e caldi. Non solo: lo stato di manutenzione del contenitore stesso, insieme alla pulizia dei luoghi in cui viene lasciato durante il suo non-utilizzo, accendono dei dubbi sulla pulizia e la cura con il quale il cibo viene consegnato.
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