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L’Inter è padrona a San Siro: Milan steso (2-0), Conte torna in vetta

21 Settembre 2019 - 22:45 Daniele Miceli
Rossoneri mai in partita. Brozovic e Lukaku inguaiano Giampaolo

Due gol, tre pali, Handanovic come in allenamento. L’Inter si prende il derby, abbatte il Milan e torna in vetta. Decisivi, nella ripresa, i gol di Brozovic e Lukaku. Conte può festeggiare a margine di una partita dominata, mentre l’impronta di Giampaolo sul Milan non si rintraccia nemmeno con l’esame del capello. Milano oggi ha due volti diversi. Forse più di quanto si potesse immaginare.

Gigio regge finché può

Il primo tempo ha due protagonisti: un portiere e una combo. Il primo si chiama Gigio Donnarumma che, poco prima del quarto d’ora e dopo aver già messo i rammendi a uno sciagurato retropassaggio di Rodriguez, mette una manona d’urgenza su un diagonale di Lukaku, strozzandone l’urlo in gola e procurando probabilissimi fischi alle orecchie di tal Mauro d’Oltralpe. Il secondo protagonista è nerazzurro ed è la figura mista D’Ambrosio-Lautaro, i più pericolosi e pure i più spreconi, soprattutto quando è l’esterno, dopo una prodezza di Donnarumma sull’argentino, a colpire un palo a porta spalancata.

D’Ambrosio come Parola

D’Ambrosio come un Laqualunque nel calcetto del giovedì sera, D’Ambrosio poco dopo come Carlo Parola: giocata dell’anno in rovesciata, Gigio respinge, Lautaro segna ma è fuorigioco. Sono i centimetri della salvezza e tirano fuori dai guai Giampaolo, che vorrebbe gestire il pallone e, invece, è costretto a giocarsela in contropiede.

Piatek, no Pum Pum

Non è il piano A, ma per il Milan potrebbe essere comunque quello vincente se solo Suso non si mostrasse egoista e Piatek non dimostrasse di essere ancora parente di grado lontanissimo del feroce bomber dello scorso anno: l’assist di un positivo Leao è sprecato da Pum Pum, che resta uno slang di minaccia e poco più. Troppo poco per il Milan, e per una squadra scolorita e che continua a rinunciare a Bennacer (a vantaggio di Biglia), sono i famosi errori da matita blu perché l’Inter ha troppi evidenziatori in più nell’astuccio per colorare la partita e marcare la sua superiorità. E così finisce quando a inizio ripresa, col Milan sonnecchiante su un calcio di punizione. Brozovic riceve solo dal limite dell’area e quasi ha il tempo di mandare messaggi di ringraziamento con emoticon e gif. Mirino acceso, deviazione di Leao ed è 1-0. Anche se serve l’intervento della Var per assegnare il vantaggio ai nerazzurri dopo un fuorigioco di Lautaro erroneamente sbandierato dall’assistente.

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Per il Milan è una mazzata, dovuta in larga parte a un processo di autocombustione prima che di esplosione del potenziale nerazzurro;  che riesce ad accendere anche la miccia di Lukaku. A un quarto d’ora dalla fine il belga inchioda il 2-0 su assist di Barella. E’ la testata che marchia un incontro dominato (Politano colpisce la trasversa un minuto dopo il gol di Lukaku, Candreva fa palo nel recupero) e fa tirare una prima linea. Dopo quattro giornate l’Inter è prima a punteggio pieno e ha il doppio dei punti del Milan. Che fatica, s’interroga, snaturando le sue teorie e le qualità dei suoi giocatori. Voleva giocare al calcio Giampaolo. Si trova ad agire di contropiede, male peraltro, ignorando le qualità di Bennacer (panchina) e dando qualche minuto a Paquetà e Rebic. Il quarto posto così è un miraggio. E per ora ci vuole il binocolo per vedere i cugini interisti. Altro che raglio da Champions. In campionato Conte fa la parte del leone. E il pianeta nerazzurro splende. Quello milanista è a diversi anni luce di distanza.

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