Suicidio assistito, oggi la decisione della Consulta sul caso Dj Fabo. Che cosa può cambiare
Oggi – 24 settembre – la Corte costituzionale tornerà a discutere del caso dj Fabio, il nome d’arte di Fabiano Antoniani, il giovane rimasto cieco e tetraplegico a causa di un incidente stradale avvenuto nel 2014 che scelse di ricorrere al suicidio assistito in Svizzera (facendosi accompagnare dall’esponente radicale Marco Cappato finito per questo sotto processo). Al parlamento era stato concesso un anno di tempo per proporre un testo che potesse sostituire le attuali leggi in materia, ma il tempo ormai è scaduto.
La vicenda
Nel 2014 DJ Fabo venne accompagnato alla clinica in svizzera da Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni. Il giorno seguente Cappato si autodenuncia e viene accusato di aiuto al suicidio, previsto dall’articolo 580 del codice penale. Il 14 febbraio 2018 la Corte d’Assise di Milano chiede alla Consulta di valutare la costituzionalità del reato ma, constatando l’assenza di adeguate tutele dei cittadini in casi analoghi, decide di rinviare di un anno il giudizio.
Con la prima sentenza, la Consulta aveva deciso di lasciare spazio alla politica per una importante questione etica, fissando solo dei paletti di massima ma lasciando la libertà di approvare un testo. Il parlamento non è stato in grado di farlo, complice anche la differenza di vedute dei due partner di Governo (Conte Uno): da una parte il Movimento 5 Stelle, più aperto sia all’eutanasia (nonostante le divisioni interne) sia al suicidio assistito, dall’altra la Lega, meno favorevole ad entrambe le pratiche. Dopo una discussione durata tre mesi, le commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera hanno deciso di fermarsi del tutto, lo scorso 31 luglio.
Gli scenari possibili
La Consulta dovrà decidere dunque se intervenire o rimandare la decisione di nuovo al parlamento, con una seconda proroga. Ma, con la fine del Governo gialloverde potrebbero essere cambiate le alchimie parlamentari, aprendo la strada a una soluzione politica?
Non è detto che l’intesa tra il Pd e i 5 Stelle possa produrre esiti differenti, vista la vicinanza di una parte del Partito Democratico alle posizioni del mondo cattolico. Poi, come spiega a Open Marco Cappato, «questo è un tema che si presta poco alla disciplina di partito. È esattamente il motivo per cui i capi dei partiti non hanno voluto ancora discutere, perché anche i parlamentari rispondono alla propria coscienza».
«Le condizioni c’erano anche prima – continua Cappato.- Abbiamo chiesto al Governo, e lo chiediamo anche al Governo Conte, di lasciare il parlamento libero di esprimersi, che abbia tutto il tempo di discutere e decidere, e garantire che questo sia fatto davanti all’opinione pubblica informata. Io sono convinto che se la discussione arriverà in parlamento otterremo una buona legge, ma per fare questo il Governo potrebbe intervenire per garantire la discussione».
Differenze terminologiche
La differenza tra suicidio assistito e eutanasia riguarda il ruolo del medico. Nel primo caso è il malato a decidere quando morire, assumendo il farmaco. Nel secondo invece è il medico ad assumere la decisione, o somministrando il farmaco, oppure sospendendo la terapia.
Foto in copertina – elaborazione di Vincenzo Monaco
Leggi anche:
- Il comitato di Bioetica apre al suicidio assistito. Cosa lo distingue dall’eutanasia: i casi, da Welby a Dj Fabo
- Dj Fabo rifiutò la sedazione profonda: «Perché aspettare giorni per morire quando potrei metterci 5 minuti?»
- Restituiamo a Dj Fabo il diritto alla bellezza
- Eutanasia, Mina Welby: «Una battaglia di civiltà e laicità. Combattiamo per una legge»
- Fine vita, la minaccia dei medici cattolici prima della sentenza: «In 4 mila pronti all’obiezione di coscienza»